In questi giorni, a seguito del superamento di Quota 100, il dibattito è aperto sulla proposta di rendere strutturale l’Ape Sociale ed estenderla ad altre professioni considerate gravose. Per questo abbiamo deciso di trattare il tema in questo articolo, analizzando il beneficio e gli attuali requisiti. L’Ape sociale è una delle misure che attualmente consentono il pensionamento anticipato. E’ stata introdotta nel 2017 e la scadenza è al momento fissata a fine anno. Viene comunemente definita “assegno ponte” perché consiste in un aiuto economico a carico dello Stato, per accompagnare alla pensione coloro che hanno 63 anni e rientrano in determinate situazioni economiche e sociali previste dalla Legge e considerate meritevoli di tutela, come i disoccupati, chi assiste in casa un familiare disabile, ovvero, rientrino nella categoria dei lavoratori gravosi. Ma vediamo più nel dettaglio. L’Ape Sociale è un’indennità pagata dall’Inps in 12 mensilità l’anno ed è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso al beneficio. In ogni caso non può superare € 1.500 mensili e non è soggetta a rivalutazione. Spetta fino al conseguimento del diritto alla pensione e non spetta a chi è già titolare di pensione diretta. Chi può presentare la domanda: lavoratori dipendenti e autonomi che hanno 63 anni di età e 30 anni di contribuzione e si trovano in una delle seguenti condizioni:
L’indennità può essere richiesta anche dai lavoratori dipendenti che hanno compiuto 63 anni di età, possiedono 36 anni di contribuzione e hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7, o, 7 anni negli ultimi 10, una delle 15 attività lavorative considerate gravose e riportate in un elenco di Legge. Le lavoratrici madri accedono all’Ape sociale con un’anzianità contributiva ridotta di 12 mesi per ogni figlio, fino ad un massimo di 2 anni. La domanda si presenta all’Inps con i consueti canali telematici e tramite i Patronati. Fiorito Leo |
23 Settembre 2021
RIFORMA PENSIONI, TRA LE IPOTESI L’ESTENSIONE DELL’APE SOCIALE