17 Novembre 2009
PSR PUGLIA, PACCHETTO GIOVANI: OPPORTUNITÀ PER RIGENERARE L’AGRICOLTURA PUGLIESE

Oltre il 35 percento delle imprese agricole pugliesi è condotto da giovani e le giornate di lavoro in cui sono impegnati lavoratori agricoli tra i 20 ed i 40 anni sono 4.907.478, quasi la metà rispetto al totale di 11-12 milioni di giornate lavorative l’anno (pari al 15% del totale nazionale). Dall’analisi di questa performance e dalla necessità di favorire il ricambio generazionale è partita la discussione del convegno organizzato da Coldiretti Puglia e Giovani Impresa Puglia e coordinato dal Direttore regionale, Antonio De Concilio, su “Pacchetto Giovani: opportunità per rigenerare l’agricoltura pugliese”.
 “Il processo di rigenerazione del settore agricolo che vede i giovani imprenditori agricoli quali attori principali – ha aperto i lavori il Delegato di Giovani Impresa Puglia, Rino Mercuri - va accompagnato da mirate azioni incentivanti che diano risalto alle professionalità esistenti e promuovano un nuovo modo di fare impresa. I giovani imprenditori agricoli, attenti all’innovazione e agli strumenti per aumentare la competitività sui mercati nazionali ed internazionali, intendono contribuire alla costruzione di un forte SISTEMA PUGLIA basato sulle risorse del territorio, sui servizi innovativi e sulla forte distintività delle eccellenze e delle produzioni tipiche di qualità del sistema agricolo pugliese”.
Il bando prevede un totale di 96,5 milioni di euro e consente l’ammodernamento delle aziende agricole, il miglioramento delle competenze dell’imprenditore, l’adesione a sistemi di qualità, l’utilizzo di consulenze, la diversificazione delle attività dell’azienda. Si prevede di consentire l’insediamento di quasi 5.000 giovani imprenditori che, se non già preparati da un percorso di studi in materie agrarie, potranno acquisire le indispensabili conoscenze e competenze entro 36 mesi, pervenendo al riconoscimento della qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale.
Forti sollecitazioni sono giunte dal Segretario Nazionale di Giovani Impresa, Carmelo Troccoli, il quale ha esaminato la situazione regionale: “In Puglia, come in altre regioni italiane, non sono ancora stati messi in atto gli interventi previsti dallo Sviluppo Rurale a beneficio dei giovani. E’ certamente vero che da maggio 2009 a settembre 2009 sono stati compiuti evidenti sforzi da parte della Regione. Se andiamo a vedere la spesa, invece, i dati ci dicono che non è ancora stato speso un euro. Il problema è nazionale. L’Italia ha speso solo il 7% dei fondi destinati allo sviluppo rurale, la Svezia il 70%”.
Intanto, con la pubblicazione avvenuta il 15 ottobre si è definitivamente allontanato il rischio di utilizzo parziale delle risorse comunitarie, nazionali e regionali, con conseguente obbligo di restituzione di quanto non speso, nel caso di mancata spesa delle risorse assegnate entro due anni dalla loro iscrizione sul bilancio dell’Unione Europea.
“L’aspetto qualificante – ha incalzato il Presidente Nazionale di Giovani Impresa, Donato Fanelli - è l’ammodernamento e la diversificazione a cui va destinata una parte consistente delle risorse disponibili - anche qualora risultassero ridotte rispetto alla stesura iniziale - visto che nella nuova veste multifunzionale assumono sempre più un ruolo centrale nella crescita e nello sviluppo del territorio rurale. Inoltre, partendo dalla considerazione che il punto centrale è l’imprenditore agricolo professionale e la sua impresa deve essere armonica in termini di sviluppo rispetto al territorio, deve essere assicurata la massima semplificazione della procedura che nel vecchio POR è divenuta un freno sempre innescato, tanto da portare numerose imprese agricole alla rinuncia dell’investimento”.
L’aiuto si concretizza in un premio compreso tra i 25.000 e i 45.000 euro in funzione della condizione di minore o maggiore svantaggio dell’area in cui il giovane vuole insediarsi e dell’eventuale ricorso a un contributo in conto interessi. Il contributo viene concesso a patto che il giovane presenti un Piano di sviluppo dell’azienda, che preveda un fabbisogno di lavoro per almeno 2.200 ore all’anno. Nel Piano debbono essere evidenziati gli investimenti e tutti gli altri interventi necessari al miglioramento dell’azienda, in termini ambientali, di reddito, di occupazione, di qualità dei prodotti.

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