14 Ottobre 2011
PRIMITIVO

Uno dei fantastici 4 riconosciuti al top dell’enologia nazionale dalle cinque guide 2012 – Gambero Rosso, Duemilavini, L’Espresso, Veronelli, Slow Wine  e incrociati dal portale Winenews.it, è il Primitivo di Manduria ‘ES’ 2009 di Gianfranco Fino.  
“Siamo orgogliosi del riconoscimento ottenuto dal nostro socio Gianfranco Fino – dichiara il Presidente Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni – ennesima testimonianza della professionalità dei nostri imprenditori vitivinicoli e del percorso di qualità intrapreso dall’agricoltura pugliese che ha portato ad una rigenerazione dello stesso modo di intendere l’attività agraria, non più puntata alla quantità quanto piuttosto alla qualità, alla sicurezza alimentare e al legame con il territorio d’origine delle produzioni agroalimentari. Ed è proprio questo legame indissolubile a dover essere tutelato attraverso l’etichettatura chiara e trasparente dell’origine dei prodotti, unico strumento per contrastare le importazioni massicce di prodotti di dubbia origine e provenienza, spacciati per ‘made in Puglia’ quando non hanno nulla a che vedere con il nostro territorio”. L’agropirateria internazionale colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione.
“Lo stesso fenomeno colpisce il primitivo – denuncia Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Puglia - e le ripercussioni si stano già vedendo. In America un vino, lo ‘Zinfandel’, viene venduto e si sta affermando sul mercato come ‘Primitivo’. A breve, presumibilmente, invaderà il mercato europeo. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto. La rintracciabilità ed i marchi, peraltro, non sono meri principi teorici e filosofici, piuttosto valori economici che le imprese agricole e l’intero territorio di produzione devono recuperare”.
Un altro caso emblematico: in America si producono Moscato, Malvasia e Aleatico, venduti con  “DOC” californiane Napa Valley o Sonoma County e riuniti, ironia della sorte, nel “Consorzio Cal-Italia” (http://www.cal-italia.org/wines_vines/index.html). L’azienda, ‘giustamente’,  spiega l’utilizzo dei nomi italiani: “La maggior parte dei vitigni che crescono in California, oggi, sono stati importati dagli europei tra il 1850 ed il 1910”. Ciò basterebbe a giustificare, secondo l’azienda, il motivo per cui vini prodotti e imbottigliati in California, diventano italiani.
Ad oggi sono 6 le IGT (Indicazioni Geografiche Tipiche) ‘Tarantino’, ‘Valle d’Itria’, ‘Salento’, ‘Murgia’, ‘Daunia’, ‘Puglia’ e 29 i vini pugliesi DOC (Denominazione di Origine Controllata) che  detengono un valore inestimabile, intrinseco alla materia prima ed alla professionalità imprenditoriale, che va salvaguardato a difesa della salute dei consumatori e a caratterizzazione della specificità dei prodotti regionali sul mercato globalizzato. Ed i risultati della scelta di qualità degli imprenditori agricoli pugliesi non hanno tardato a farsi vedere: è aumentata del 33% la produzione DOC e DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita). Si tratta di un dato in controtendenza rispetto all’andamento del comparto nel resto del Mezzogiorno, dove i numeri sono in netto ribasso in Basilicata (- 13%), Calabria (- 25,5), Sicilia (- 19,7 %) e Sardegna (- 1,3%). Con i suoi 346.000 ettolitri di vino a denominazione d’origine, la Puglia ha contribuito ad accrescere l’incidenza produttiva dei vini meridionali sul totale nazionale, dominato da sempre dalla produzione del Nord Italia. E la Coldiretti porterà la varietà di vini pugliesi al Vinitaly, dove, tra l’altro, saranno forniti alle imprese vitivinicole un supporto logistico e strumenti adeguati a rapportarsi direttamente con i partner commerciali.

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