31 Agosto 2010
POMODORO

Fumata nera in Prefettura a Foggia per la ‘vertenza pomodoro’, a causa dell’irrigidimento delle posizioni degli industriali, mentre il Prefetto incontrerà domani i dirigenti dell’Ispettorato Agrario per individuare gli strumenti idonei ad uscire dalla situazione di eccezionale difficoltà.
“Cadendo dalle nuvole e facendo l’orecchio da mercante, i trasformatori garantiscono che stanno ritirando il prodotto al prezzo indicato dal contratto. Ci chiediamo di quale prodotto parlino. In realtà, l’allarme da noi lanciato già a partire dal mese scorso evidentemente non era privo di fondamento. Dopo le prime forniture di prodotto abbiamo riscontrato – dichiara perentorio il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni - un comportamento vessatorio delle industrie, che sono arrivate a non ritirare finanche il 50% del prodotto, disattendendo di fatto il contratto. I trasformatori stanno sistematicamente e strumentalmente deprezzando il pomodoro pugliese, come se fosse di scarto, riconoscendo scarsi 60 euro a tonnellata a fronte degli 80 per il pomodoro lungo e altrettanto scarsi 40 euro a tonnellata a fronte dei 70 pattuiti per il pomodoro tondo. Oggi, in una situazione di assoluta emergenza, è fondamentale individuare e predisporre tutte le misure e le forme che riescano ad assicurare un sostegno adeguato al reddito dei coltivatori, oltre ai controlli per garantire assoluta trasparenza all’interno dell’intera filiera, rispetto ad una campagna del pomodoro decisamente da dimenticare”.
Intanto, però, sono stati consistenti gli investimenti che gli imprenditori hanno effettuato e l’attuale crisi di mercato non fa che accrescere i problemi di liquidità delle imprese agricole.
“Al danno si aggiunge la beffa, perché – spiega il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - il mancato ritiro del prodotto impedisce agli imprenditori agricoli di dimostrare le rese e, quindi, di percepire il premio comunitario accoppiato, il cui riferimento attuale è pari a 1.000 euro per ettaro. E chiaro che ci domandiamo quale pomodoro gli industriali stiano trasformando e quanto di questo sia prodotto importato.  E’ da accogliere positivamente l’istituzione – nel corso della riunione al Ministero - della task force per aumentare i controlli, soprattutto in relazione alle importazioni di pomodoro dalla Cina, con il coinvolgimento del Ministero della Sanità e al contempo verrà portata in Consiglio dei Ministri e supportata politicamente a Bruxelles la proposta italiana di un regolamento comunitario che definisca l’obbligo di etichettatura dell’origine del pomodoro utilizzato nei trasformati”.
Praticamente triplicano (+174 %) gli sbarchi di concentrato di pomodoro cinese in Europa nel primo trimestre del 2010 rispetto a quello precedente, dopo che lo scorso anno ne erano giunti in Italia dalla Cina ben 82 milioni di chili da “spacciare” come Made in Italy.
“Già a giugno è stato presentato – riferisce Giuseppe Grasso, Presidente di UNCI Coldiretti Puglia, presente, tra l’altro, alla riunione in Prefettura – il dossier elaborato dalla Coldiretti, UNCI Coldiretti e dalle industrie conserviere dell’Aiipa, sulle importazioni di concentrato di pomodoro cinese che sta invadendo i mercati mondiali a danno del vero Made in Italy. I pomodori conservati sono la prima voce delle importazioni agroalimentari dalla Cina, delle quali rappresentano oltre 1/3 in quantità (34 per cento) nel 2009. Peraltro la bilancia commerciale nell’agroalimentare è profondamente squilibrata con importazioni dalla Cina che sono state superiori di oltre tre volte alle esportazioni del Made in Italy nel paese asiatico”.
Una delle regioni italiane più colpite dal fenomeno del pomodoro importato risulta proprio la Puglia. La sola provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita: il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata. A completare il quadro è da precisare che pur essendo  investiti a pomodoro 32mila ettari di superficie in Puglia, la maggior parte degli stabilimenti della trasformazione – in totale 223 – sono fuori regione, in particolare, 134 in Campania e 32 in Emilia Romagna.  E’ evidente, dunque, il danno arrecato alle imprese agricole pugliesi e alle produzioni tipiche e di qualità regionali dalle 82.000 tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse "italiane”. Entrato in vigore il 15 giugno 2006 il Decreto ministeriale relativo all’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine della passata di pomodoro, continua ad essere perpetrato un pericoloso inganno per i consumatori sul mercato globale dove il  concentrato di pomodoro cinese fa concorrenza sleale al vero Made in Italy.

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