“Per acquistare alimenti le famiglie pugliesi spendono in media 480 euro al mese che finiscono per il 60 per cento alla distribuzione commerciale, per il 23 per cento all’industria alimentare e solo per il 17 per cento all’agricoltura. I prezzi aumentano in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono, dunque, ampi margini da recuperare, con più efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica”. E’ quanto dichiarato il Presidente Nazionale della Coldiretti, Sergio Marini, a Bari in occasione della Convention delle Cooperative aderenti a Coopcoldiretti Puglia, a cui hanno partecipato un migliaio di rappresentanti di imprese agricole e cooperative della Puglia.
“Qui non c'entra né la crisi mondiale né altro, si tratta semplicemente di una prolungata rapina – ha scandito il Presidente Marini - che dobbiamo fermare e le oltre 200 cooperative pugliesi che condividono gli obiettivi che Coopcoldiretti Puglia si è prefissata sono il perno attorno al quale ruoterà il nostro progetto per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori che coinvolge imprese agricole, mercati degli agricoltori e cooperative. Una filiera più “trasparente” perché firmata, più “onesta” perché agricola e più “pulita” perché italiana”.
I numeri di Coopcoldiretti Puglia sono ragguardevoli: oltre 200 cooperative, 13.000 soci e un valore totale della produzione pari a 820 milioni di euro. L’obiettivo è quello di far uscire dall’anonimato oltre la metà della spesa alimentare degli italiani, per la quale non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del prodotto agricolo.
“Con le mobilitazioni degli ultimi anni – ha ricordato il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni - la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e olio extravergine di oliva. Ma l'etichetta resta anonima per carne di maiale, coniglio e agnello, per pasta, conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. Troppo spesso, per esempio, la famosa mozzarella pugliese è ‘costruita in laboratorio’ utilizzando latte in polvere, preparati alimentari (i fusi) o semilavorati (cagliate) importati dall’estero. Il mercato è letteralmente invaso da prodotti spacciati per pugliesi, quando, invece, hanno provenienza e qualità oltremodo sono ‘costruiti’ non con il latte locale, bensì con materia prima (latte, paste fuse, cagliata) proveniente da Paesi UE ed extra UE e che, dopo la trasformazione industriale, diventano miracolosamente “made in Puglia”.
E’ considerevole il danno arrecato dalle sofisticazioni al mercato delle produzioni lattiero-casearie regionali, agli allevamenti, ai caseifici pugliesi che hanno scelto la strada della trasparenza e della qualità ed ai consumatori che non vengono messi in condizione di conoscere l’origine dei prodotti acquistati. L’inganno si concretizza anche in uno sfruttamento dell’immagine dell’intero territorio pugliese che è associato a prodotti non di qualità e per i quali non è rintracciabile la certezza della salubrità alimentare.
“Il medesimo problema è riscontrabile nel settore cerealicolo. Anche per effetto dei cartelli, nonostante dall'inizio dell'anno – ha incalzato il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - le quotazioni del grano siano crollate di un terzo, i prezzi di pane e pasta non accennano a diminuire, con una divaricazione degli andamenti divenuta insostenibile. Caduto l'alibi che per mesi ha giustificato i rincari, i prezzi non scendono e hanno raggiunto valori medi di 2,80 euro al chilo per il pane e di 1,5 euro al chilo per la pasta, secondo il servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole. Così come sono quasi triplicate le importazioni di pomodoro concentrato per un quantitativo che equivale a circa un quarto dell'intera produzione di pomodoro coltivata in Italia”.
Accorciare la filiera è l’arma da utilizzare contro gli agropirati e per questo in Puglia sono stati aperti 4 mercati di Campagna Amica e sempre in Puglia negli ultimi si è registrato un incremento esponenziale del numero di imprese agricole che effettuano vendita diretta. Una fotografia della situazione regionale parla di oltre 2.000 imprese agricole che hanno incrementato le proprie entrate aziendali attraverso la vendita diretta. Le imprese particolarmente attive operano nei settori ortofrutticolo (30%), vitivinicolo (27,6%), formaggi (27%), olio extravergine di oliva (21%), carni e salumi (8,1%)”.
25 Febbraio 2009
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