4 Ottobre 2014
OLIVICOLTURA

OLIO: IN PUGLIA PREZZI ALLA STELLE PER QUANTITA’ RIDOTTE E MISURE ANTICONTRAFFAZIONE

Sul fronte della quantità è certamente una annata da dimenticare quella olivicola 2014-2015 che si sta profilando in Puglia, con un calo della produzione di olive di oltre il 20% e un brusco ridimensionamento delle rese fino al 50%.
“Unica nota positiva – commenta il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – l’andamento del mercato dell’olio. I prezzi si attestano sui 4,5 – 4,8 euro al chilo, forse i più alti degli ultimi 10 anni, ovviamente perché già è tangibile in prospettiva il forte calo produttivo e grazie all’intensificarsi dei controlli. Proprio in considerazione dell’andamento della raccolta delle olive in Puglia, la principale produttrice italiana, del resto d’Italia – in Umbria ed in Toscana i quantitativi sono ai minimi storici – e in Europa, bisogna alzare la guardia, perché è evidente il rischio che il mercato sia invaso da prodotto di dubbia origine e provenienza e, poi, spacciato per ‘made in Italy’”.
L’andamento climatico assolutamente instabile con temperature primaverili persistenti e attacchi di mosca diffuse in tutta la regione hanno ridimensionato le quantità, in un’annata di scarica.
“Lo scenario italiano ed internazionale – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – impongono di applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla ‘Legge Salva-Olio’ approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della Coldiretti che contiene misure di prevenzione, repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy, ma ancora oggi inapplicata per l’inerzia della pubblica amministrazione e per l’azione delle lobby a livello nazionale e comunitario. Intanto, i  consumatori devono prestare molta attenzione all’etichetta che, pur nascosta spesso sul retro della bottiglia e riportata a caratteri minuscoli, deve riportare la scritta “ottenuto da miscela di olio comunitari od extracomunitari” se non si tratta di olio 100%”-
Sotto accusa la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. 
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia. Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011. In Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta)  al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’ e ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni.
Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali. Le esportazioni di extravergine pugliese, invece, sono indirizzate per la gran parte negli Usa, Giappone, Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Australia e Canada.

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