18 Settembre 2015
MEZZOGIORNO

 LAVORO: COLDIRETTI PROPONE I PROGETTI 
 PER IL RILANCIO DELLA PUGLIA E DEL SUD
L’Assessore Di Gioia promette di rivedere la norma relativa agli indici di congruità
Per l’Assessore Capone determinanti formazione e sostegno alla produzione di qualità

“Abbiamo in Puglia una legge sul lavoro nero in agricoltura molto incisiva, anche se corriamo il rischio che la pratica degli indici di congruità che dalla prossima programmazione divengono discriminanti per l'utilizzo dei fondi comunitari possa essere un problema. Quindi, la norma va rivista. La Regione si deve impegnare su questo ragionamento senza incidere sul progetto generale, ma attualizzandolo. Bidona, inoltre, rivedere il meccanismo dei ghetti. Gli agricoltori e una organizzazione come la vostra non possono subire il senso di colpa a causa delle logiche di chi vuole indicarvi come responsabili del lavoro nero. Voi siete i primi danneggiati. Apprezzo il vostro stile e il vostro punto di vista perché non avete fatto una elencazione di problemi, ma avete portato progettualità”. Con le parole del neo Assessore regionale all’Agricoltura, Leo Di Gioia, che ha indicato la strada per una straordinaria inversione di tendenza proprio sugli indici di congruità avverso i quali Coldiretti Puglia ha presentato ricorso al TAR, ha preso le mosse il dibattito nel corso del convegno alla Fiera del Levante su “Agricoltura: legalità ed etica nel mercato del lavoro. Il progetto di Coldiretti per le imprese e i lavoratori”.
E’ l’agricoltura del Mezzogiorno a far segnare il maggior tasso di crescita nelle assunzioni nel 2015 con un aumento record del 11 per cento dei lavoratori dipendenti che sale addirittura al 31 per cento se si considerano le sole donne e la Puglia segna un +2% di occupati dipendenti in campagna. Si parla di un balzo in avanti dell’11 per cento, anche grazie all’aumento delle lavoratrici nei campi, considerato l’incremento del 10 per cento delle assunzioni di donne in agricoltura registrato nello spazio di dodici mesi, contro una crescita del 3 per cento dei lavoratori maschi. Un trend che si accompagna alla crescita dell’agricoltura rosa, con quasi una azienda su tre (28,9 per cento) che è oggi a conduzione femminile, con un impatto importante sul profondo rinnovamento del settore.
“Una grande responsabilità è affidata alla Cabina di regia della "Rete del lavoro agricolo di qualità", tenuto conto che non esiste, e non può esistere, in nessun archivio a disposizione della pubblica amministrazione un dato che misuri o attesti il livello di legalità di un'impresa – dice Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia - ovvero che identifichi o distingua un'impresa regolare da una irregolare, e che forte sarà la pressione delle aziende non regolari per "infilarsi", mascherandosi da regolari, in questo sistema di certificazione della legalità. Si pensi ad esempio all'ormai conosciuta dinamica che correla lo sfruttamento del lavoro nero (nella maggior parte stranieri) con la pratica del lavoro fittizio (amici, parenti, compaesani). Per paradosso queste imprese potrebbero chiedere, e magari anche ottenere, l'accesso alla rete nel caso alle stesse non siano ascrivibili negli ultimi tre anni condanne penali o sanzioni amministrative definitive (elemento questo ottenibile anche solo con un cambio di intestazione dell'impresa)”.
“Non possiamo più parlare –ha detto l’Assessore allo Sviluppo Economico, Loredana Capone - di agricoltura, agroalimentare, agroindustria, enogastronomia, come ne parlavamo un tempo. Abbiamo bisogno di innovare il nostro approccio perché solo così diventeremo più forti. E questo vale anche per la lotta al caporalato sui cui tanti, e per tanti anni, si sono cimentati senza, purtroppo, riuscire a porre fine a questo terribile fenomeno criminale. Credo, infatti, che per sconfiggerlo sia indispensabile rendere più forti gli imprenditori agricoli, incidere sula loro capacità di fare prodotti di qualità competitivi nel mercato globale, il loro legame con i lavoratori. Se riusciamo a conquistare questi tre punti di forza non ci sarà caporale che tenga perché nell’azienda non entreranno più. Possiamo fare ciò solo attraverso la formazione, un valido supporto alla produzione di prodotti di qualità che è anche tutela del territorio e promozione del turismo. Quindi, l’investimento non può essere solo a carico degli agricoltori, ma vanno sostenuti anche attraverso i fondi FESR per innovarsi. La strategia la costruiremo insieme”.
Un secondo obiettivo è quello di introdurre norme che precludano, almeno per cinque anni, l'erogazione di finanziamenti regionali del PSR e comunitari della PAC a quei soggetti che attuano forme di concorrenza sleale attraverso l'utilizzo del caporalato e lo sfruttamento del lavoro nero. Le risorse eventualmente richieste da queste imprese, e non erogate per i motivi di cui sopra, non dovranno essere reintroitate dagli enti erogatori, ma dirottate in un fondo appositamente destinato alle misure di premialità per le imprese della "buona agricoltura e del buon cibo". Il fondo utilizzerebbe tali risorse impiegandole per sostenere il costo degli incentivi economici alle imprese della "buona agricoltura e del buon cibo", ovvero a finanziare: uno sgravio contributivo totale per le giornate aggiuntive di occupazione denunciate rispetto all'anno precedente, qualora mantenute per almeno i tre anni consecutivi (ferme restando le estensioni e le colture praticate) uno sgravio almeno del 20% nei premi assicurativi in caso di assenza di infortuni denunciati.
“La crescita degli occupati dipendenti regolari nel Mezzogiorno – continua Romano Magrini, Responsabile nazionale delle Relazioni Sindacali di Coldiretti - rappresenta anche il miglior antidoto contro il problema del caporalato, che colpisce spesso la componente più debole dei lavoratori agricoli. Ciò passa anche dalla capacità di riuscire finalmente a sfruttare le risorse inutilizzate del Meridione, o meglio il Capitale inagito, come lo ha definito l’ultimo Rapporto Censis sulla situazione del Paese. E’ per questo che proprio in occasione della Giornata nazionale dell’agricoltura la Coldiretti ha presentato una serie di progetti che sta sviluppando insieme ai principali gruppi industriali e bancari d’Italia. Progetti che realizzano nuovi e moderni strumenti di gestione delle relazioni contrattuali lungo le filiere, che vogliono rappresentare un modello di coimprenditorialità, di sostenibilità economica, ambientale e del lavoro, dove al produttore agricolo è assicurata la giusta remunerazione, così come al lavoratore, nel rispetto dell’ambiente e del consumatore. Partendo per ora dalle filiere dell’olio d’oliva, della carne bovina e suina, del grano duro, del tabacco si stanno costruendo accordi di filiera e di coimprenditorialità per riorganizzarle e renderle motore di sviluppo nel Sud Italia e di nuove opportunità per i tanti giovani del Sud che sono rimasti nei loro paesi, ma anche per coloro che sono stati costretti ad abbandonarli. I progetti agiranno – dice ancora Magrini - su tutti gli aspetti economici a disposizione dei territori e degli agricoltori, dalla fornitura di mezzi tecnici per la produzione e la gestione del rischio attraverso la riorganizzazione dei Consorzi Agrari, il supporto all’export agro-alimentare per mezzo di FAI international, un migliore accesso al credito con CreditAgri Italia, sino al recupero dei siti inquinati destinandoli a produzioni no food”. La pubblica amministrazione può svolgere un ruolo strategico, sempre che coordini efficacemente le iniziativa con il territorio.
“Un maggior coinvolgimento diretto degli Enti Locali territoriali – conclude il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - in quelle aree che maggiormente divengono protagoniste delle cronache sul lavoro nero e sul caporalato, è altro elemento centrale di un sistema coordinato di contrasto. In via sperimentale le Regioni potrebbero farsi carico degli oneri e della logistica per il trasporto dei lavoratori, durante le grandi campagne di raccolta, dai centri urbani alle aree rurali nelle quali sono dislocate aziende della "buona agricoltura e del buon cibo", cosi conferendo a queste ultime anche un valore aggiunto dall'essere parte della "Rete del lavoro agricolo di qualità". A queste stesse imprese potrebbe inoltre essere consentito ai fini dell'alloggio, di ospitare i lavoratori stagionali in complessi ricettivi all'aperto secondo modalità ed obblighi semplificati, purché risultino attrezzati con iservizi essenziali previsti dalle norme igienico-sanitarie”.
Tra gli occupati, dipendenti e indipendenti è boom anche tra i giovani sotto i 35 anni, con un incremento del 10 per cento che sale al 21 per cento. La dimostrazione del fatto che l’agricoltura è oggi capace di offrire prospettive di lavoro sia a chi vuole intraprendere con idee innovative sia a chi vuole trovare una occupazione anche temporanea. Basti ricordare che – evidenzia la Coldiretti - più di due giovani italiani su tre (68 per cento) sognano di lavorare d’estate in campagna, partecipando alla raccolta della frutta o alla vendemmia, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixe’.

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