26 Febbraio 2018
MANIFESTO COLDIRETTI

 ELEZIONI: COLDIRETTI FOGGIA, FORZA ITALIA SIGLA IL PATTO PER IL POMODORO DI CAPITANATA

Gli ‘azzurri’ Michaela Di Donna, candidata nel collegio uninominale camerale Foggia-Gargano e Raffaele Di Mauro nel listino plurinominale alla Camera, hanno siglato il ‘Patto per il Pomodoro di Capitanata’. Nell’ambito degli incontri organizzati dalla Coldiretti di Foggia con i candidati alla prossima tornata elettorale del 4 marzo, i due candidati di Forza Italia hanno firmato il Manifesto politico di Coldiretti.
“Non potevano non chiedere un impegno dei candidati su un asset fondamentale per l’economia della Capitanata, la produzione di pomodoro – commenta il Presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo – filiera che va salvaguardata e promossa dal campo alla tavola, anche attraverso i marchi comunitari. Per le produzioni IGP  non esiste alcun obbligo ad utilizzare prodotti agricoli del territorio al quale la indicazione si ispira. Ciò accade perché il Regolamento comunitario che disciplina il riconoscimento del marchio comunitario IGP non impone nulla. E’ una precisa scelta dei consorzi di valorizzazione far crescere e promuovere l’intera filiera, oppure ‘premiare’ solo una parte della stessa. E Coldiretti anche rispetto all’IGP pomodoro ritiene condicio sine qua non che venga inserita nel disciplinare l’origine territoriale del prodotto agricolo, elemento di assoluta qualificazione. Inoltre, la mancanza dell’origine sarebbe paradossale, rispetto all’obbligo di indicare in etichetta l’origine del pomodoro”.
Oltre alla tracciabilità del pomodoro, è stato firmato il decreto presentato dal Ministro Maurizio Martina che riguarda anche i derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
“E’ evidente il danno arrecato al settore – aggiunge il Direttore di Coldiretti Foggia, Marino Pilati – dalle tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse italiane. Il risultato è che dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. In sostanza i pomodori di provenienza cinese rappresentano circa il 15% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco”.
Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata e la provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una Produzione Lorda Vendibile di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita”. Intanto, nel 1985 il pomodoro da industria veniva pagato 180 lire. Nel 2017 il prezzo è stato lo stesso, mentre gli industriali – denuncia Coldiretti Puglia - continuano a chiedere di ridurre la produzione nazionale perché ritenuta eccessiva, mentre continuano inarrestabili gli sbarchi di pomodoro concentrato dall’estero, un affronto alle nostre produzioni di qualità made in Italy.
I candidati di Forza Italia, sottoscrivendo il Manifesto di Coldiretti, si sono impegnati ad impegnarsi sulle 5 priorità da realizzarsi a costo 0 nei primi 100 giorni di Governo:
ETICHETTATURA: LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE: L’etichettatura obbligatoria con l’indicazione dell’origine della materia prima per tutti i prodotti alimentari ha costituito a lungo il principale obiettivo di Coldiretti.
Attraverso di essa, l’Italia ha dato garanzie di sviluppo ai produttori agricoli e di sicurezza ai cittadini consumatori.
Questa fondamentale chiave di difesa del patrimonio agricolo distintivo del nostro Paese ha contaminato in breve tempo altri sette Paesi dell’Unione Europea che analogamente hanno adottato normative nazionali per l’obbligo dell’etichetta di origine negli alimenti con risultati estremamente positivi per il mercato e per i cittadini.
Tuttavia il regolamento relativo all’indicazione di origine dell’ingrediente cui sta lavorando la Commissione europea, tende a sovvertire gli orientamenti e i decreti approvati dal nostro paese.
MINISTERO DEL CIBO: Serve un’unica regia e un unico indirizzo per il cibo italiano: è necessaria la creazione di un solo Ministero (come in Francia) che sovraintenda alle politiche del cibo in Italia, a partire dai produttori (agricoltura) per arrivare ai trasformatori, ai distributori e ai consumatori.
PROCESSI DI SEMPLIFICAZIONE: Il carico per le imprese agricole derivante da processi burocratici distorti costituisce uno dei principali elementi di malessere e di aggravio competitivo.
In riferimento agli iter amministrativi e ai processi di autorizzazione è necessario che lo Stato si concentri prioritariamente sulle sole attività di controllo, valorizzando secondo i principi di sussidiarietà il ruolo di semplificazione dei Centri di Assistenza Agricola, in rapporto diretto con le imprese.
Rispetto alla gestione delle agevolazioni pubbliche (nazionali, regionali e comunitarie) vanno decisamente aumentate le performance dello Stato, delle Regioni e degli Organismi pagatori, facendo leva sul ruolo dei Centri di assistenza agricola per velocizzare i processi di erogazione.
VIA IL SEGRETO SULLE IMPORTAZIONI: La produzione di cibo in Italia e il significativo surplus commerciale legato all’export sono legati in alcune filiere all’esigenza di importare materia prima. 
Ciò rappresenta spesso l’occasione per creare fenomeni speculativi che si riflettono pesantemente sul prezzo pagato ai nostri produttori. Di fronte ai crescenti casi di allarmismi e scandali alimentari è necessario de-secretare le destinazioni dei flussi di importazione. Occorre inoltre creare un’autorità che vigili sui meccanismi di surrettizio “riscaldamento” dei mercati con la creazione di bolle speculative. 
LEGGE SUI REATI AGROALIMENTARI: Chi pecca contro il cibo pecca contro i nostri figli: via libera quindi alla legge sui reati nel settore agroalimentare. L’attuale normativa che sanziona chi a vario livello commette frodi, reati, adulterazioni nel settore agroalimentare, appare del tutto inadeguata alla gravità percepita e reale dei fenomeni. E’ necessario adeguarla per corrispondere al sentire profondo dell’opinione pubblica e per frenare l’estendersi di aspetti malavitosi (di matrice nazionale e internazionale) in uno dei settori produttivi chiave del paese.

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