Il Made in Italy al sicuro anche nel 2026 sulle tavole degli italiani con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dell’ingrediente principale dalla pasta al latte, dal pomodoro ai salumi per proteggere qualità e trasparenza. A darne notizia è Coldiretti Puglia, commentando il decreto interministeriale di proroga dei regimi sperimentali dell’indicazione di origine, firmato dai ministri dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida, delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci, come fortemente richiesto dalla Coldiretti.
Si tratta di un passaggio decisivo, evidenzia Coldiretti Puglia, per evitare che vengano commercializzati come italiani prodotti realizzati con ingredienti di bassa qualità provenienti dall’estero, che non rispettano gli elevati standard produttivi garantiti dal sistema nazionale.
La proroga del decreto assicura maggiore trasparenza sull’origine reale di alimenti fondamentali della dieta quotidiana, che rappresentano circa tre quarti della spesa delle famiglie, anche se restano ancora scoperte alcune filiere. L’etichettatura di origine obbligatoria rappresenta una battaglia storica della Coldiretti, avviata a livello europeo nel 2002 dopo l’emergenza della mucca pazza, con l’obiettivo di garantire rintracciabilità, sicurezza alimentare e fiducia dei consumatori. Nel tempo il percorso di trasparenza ha compiuto passi importanti. Nel 2021 è diventata obbligatoria l’indicazione di origine per salami, mortadella e prosciutti, seguita da quella per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro, introdotta con il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 febbraio 2018, valido per prodotti composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Già il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, mentre in precedenza erano stati raggiunti altri traguardi significativi. Il 19 aprile 2017 era scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati, dopo che già nel 2005 era stata introdotta l’etichetta di origine per il latte fresco e per il pollo Made in Italy. Dal 1° gennaio 2008 è inoltre obbligatoria l’indicazione di origine per la passata di pomodoro.
A livello comunitario, conclude Coldiretti, il percorso verso una maggiore trasparenza è partito dalla carne bovina nel 2002, si è esteso dal 2003 all’ortofrutta fresca con l’indicazione di varietà, qualità e provenienza, dal 2004 alle uova con il codice identificativo e al miele, per il quale è obbligatorio indicare il Paese di raccolta. Più recentemente la Commissione Europea ha chiarito che l’indicazione di origine è obbligatoria anche per funghi e tartufi spontanei.
Un impegno che Coldiretti ha spinto a livello europeo, con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare europea per mettere finalmente in trasparenza tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea. Solo con una normativa chiara e trasparente sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti esteri camuffati da Made in Italy, oggi reso possibile dalle falle del codice doganale europeo, che consente l’“italianizzazione” dei cibi anche dopo semplici trasformazioni marginali effettuate nel nostro Paese.
Secondo l’ultimo rapporto Coldiretti/Censis, l’87% degli italiani apprezza particolarmente l’italianità, da cui si sente garantito, e sarebbe disposto a spendere qualche euro in più rispetto a prodotti analoghi di altra provenienza. Tale propensione riguarda anche oltre l’85% dei redditi più bassi, che a tavola, anche in momenti di difficoltà, desidera comunque qualità, sicurezza e salubrità.
