15 Ottobre 2012
LEGGE SALVA-OLIO

 “BASTA CON L’ALIBI DELLA CONTRAZIONE DEI CONSUMI SERVE LA LEGGE PER EVITARE CHE OLIO ESTERO DIVENGA MIRACOLOSAMENTE MADE IN TALY”
Alle porte di una campagna olivicolo-olearia che si profila ottima per qualità e contenuta nelle quantità, elementi che per una logica quanto stringente legge di mercato determinano prezzi del prodotto ragionevoli, bisogna dotarsi di ogni strumento utile a contrastare chi boicotta il buon andamento del comparto.
“Quest’anno faremo di tutto – preannuncia il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, nel corso del convegno a Bari su ‘Una legge contro i fuorilegge dell’olio’ – per dimostrare che i prezzi bassi dell’olio nulla hanno a che fare con la stagnazione dei consumi. Le famiglie utilizzano olio. Piuttosto, c’è da chiedersi di che olio si tratta, visto che quello pugliese non trova acquirenti. Se il grano arriva per mare, l’olio arriva su gomma. E’ determinante – continua Salcuni – che tutti i soggetti operanti nel settore olivicolo–oleario concorrano a creare una ‘cultura della filiera’, per fare in modo che venga riconosciuta la giusta remunerazione alle olive, all’olio e il consumatore finale possa acquistare vero prodotto pugliese al giusto prezzo. Per questo va urgentemente approvata la proposta di legge salva-olio Made in Italy sottoscritta da numerosi parlamentari e che vede come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (pd) e il senatore Paolo Scarpa Buora (pdl), a dimostrazione di un vasto consenso che ci si augura conduca ad un iter rapido”. La legge recante “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” si rende necessaria perché incredibilmente si assiste ad un crollo dei prezzi alla produzione nonostante il calo, pur a macchia di leopardo, dei raccolti nazionali. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.
“La crisi di mercato dell’olio di oliva è una realtà – aggiunge il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - le cui motivazioni vanno ricercate anche nella mancanza di trasparenza sulla provenienza dell’olio di oliva in vendita. Auspichiamo che l’accordo siglato da FAI, la Filiera Agricola Italiana e il gruppo distributivo SISA supermercati italiani e Sisa Centro Nord con la collaborazione del marchio Buonissimo sia esteso anche al Sud Italia. Un accordo strategico per distinguere, in maniera chiara ed inequivocabile, sullo scaffale della distribuzione organizzata l’olio extravergine di oliva firmato dagli agricoltori italiani con il marchio FAI. La nostra regione è crocevia di traffici e triangolazioni come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato. In Puglia la PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%”.
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia. Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011. In Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta)  al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’ e ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni.
Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali.
Le esportazioni di extravergine pugliese, invece, sono indirizzate per la gran parte negli Usa, Giappone, Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Australia e Canada.

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