24 Giugno 2008
LATTE

Si riaccende la protesta per il riconoscimento
di una produzione di qualità
 
“Non possiamo che apprezzare l’appoggio delle Cooperative che hanno compreso appieno le ragioni della protesta della Coldiretti per il riconoscimento di un giusto prezzo del latte alla stalla, impegnandosi a corrispondere un acconto tra 0,44 e 0,46 euro al litro. Un prezzo necessario per permettere agli allevatori pugliesi la copertura dei costi di produzione ed evitare la chiusura delle stalle e di conseguenza di tutte le vere cooperative che utilizzano latte pugliese”. Esprime plauso il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, per la posizione assunta dalle prime Cooperative pugliesi, tra le quali la OP Zootecnia Jonica di Taranto e la San Salvatore di Manfredonia, perfettamente in linea con la protesta della Coldiretti, atta ad ottenere il riconoscimento della giusta remunerazione per gli allevatori e garantire ai consumatori prodotti lattiero – caseari di qualità, veri ‘made in Puglia’. Il mercato è letteralmente invaso – denuncia la Coldiretti Puglia - da prodotti spacciati per pugliesi, quando, invece, sono ‘costruiti’ non con il latte pugliese, bensì con  materia prima (latte, paste fuse, cagliata) proveniente da Paesi UE ed extra UE e che, dopo la trasformazione industriale, diventano miracolosamente “made in Puglia”.
“Uno degli obiettivi della nostra battaglia decisa – incalza il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - è riportare una assoluta trasparenza all’interno della filiera. Pretendiamo di conoscere la provenienza della materia prima utilizzata per produrre la famosa mozzarella pugliese e la ragione per la quale il prezzo del latte alla stalla resta sempre basso, nonostante gli aumenti gravosi dei costi dei mangimi e del gasolio, mentre i consumatori sono stati costretti a sopportare continui rincari dei costi, anche per prodotti taroccati”.
E’ considerevole il danno arrecato dalle sofisticazioni al mercato delle produzioni lattiero-casearie regionali, agli allevamenti, ai caseifici pugliesi che hanno scelto la strada della trasparenza e della qualità ed ai consumatori che non vengono messi in condizione di conoscere l’origine dei prodotti acquistati. L’inganno si concretizza anche in uno sfruttamento dell’immagine dell’intero territorio pugliese che è associato a prodotti non di qualità e per i quali non è rintracciabile la certezza della salubrità alimentare.
In Puglia la produzione di latte è pari a circa 3,2 milioni di quintali, rinveniente da 2.700 allevamenti con 82.000 capi bovini allevati per la produzione di latte vaccino e la conseguente produzione di prodotti caseari di tutto prestigio come ‘il Fior di Latte’, la burrata, il cacioricotta, il caciocavallo ecc.
Sempre più spesso, però, la famosa mozzarella pugliese è ‘costruita in laboratorio’ con materia prima proveniente da Paesi europei e non, con latte più volte pastorizzato o con semilavorati, in genere cagliata, da parte di alcune imprese casearie che, irrispettose del territorio e dei consumatori, preferiscono, al latte pugliese, semilavorati importati da Paesi UE ed extra UE.

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