LATTE: COLDIRETTI ALLA REGIONE, "IL MARCHIO PRODOTTI DI PUGLIA SOLO AGLI INDUSTRIALI CHE PAGANO IL GIUSTO PREZZO"; ESTERI 2,7 MLN DI QUINTALI PER FARE MOZZARELLE PUGLIESI
“Nel regolamento d’uso del Marchio Prodotti di Puglia, di cui la Regione è licenziataria, quando si parla degli accordi di filiera, si fa un generico riferimento alla sottoscrizione di “relazioni ed impegni reciproci” tra le imprese di trasformazione e produttori. Non vi è alcun riferimento al prezzo ed al valore del prodotto di base. Coldiretti Puglia chiede che venga rafforzato il ruolo dell’impresa agricola in questo rapporto di filiera e sia previsto un prezzo del prodotto ancorato al costo di produzione e che non possa scendere sotto questa soglia, mentre possa seguire l’eventuale aumento di valore aggiunto che il prodotto finito al consumatore può ricevere dall’acquisizione del Marchio”. E’ stata una delle richieste del Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, nel corso dell’incontro convocato dal Presidente della IV Commissione Sviluppo Economico Pentassuglia e dal Consigliere regionale Stea, a cui hanno preso parte il Direttore e l’Assessore all’Agricoltura, Nardone e Di Gioia.
“Non accettiamo il tentativo di alcuni caseifici di ridurre il prezzo riconosciuto agli allevatori, assumendo una posizione unilaterale a nostro avviso illegittima. Per questo chiediamo all’Assessore regionale all’Agricoltura Di Gioia di convocare con urgenza il tavolo interprofessionale e la controparte dei trasformatori e degli industriali – ha continuato Cantele - per affrontare la problematica del prezzo del latte alla stalla in Puglia, prima che la vertenza riesploda. Sono inaccettabili le dinamiche secondo le quali un litro di latte alla stalla costa nella migliore delle ipotesi 38 centesimi e un litro di latte al consumo costa da euro 1,30 fino ad euro 1,60. Tutto ciò è consentito dalle norme comunitarie che permettono di importare e trasformare prodotto proveniente da qualsiasi Paese estero, ma senza doverlo indicare in etichetta, ostacolando la programmazione della produzione nazionale e impedendo di comunicare ai consumatori il vero contenuto dei prodotti che acquistano. A differenza di quanto sta accadendo con le persone, per le merci il principio della libera circolazione è diventato per l’Europa un dogma da applicare senza limiti, incurante del dumping economico e sociale e dei rischi per la sicurezza alimentare. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico ha bisogno è quella di legare il prezzo del latte alla stalla italiana a quello del latte e dei formaggi che i consumatori acquistano nei negozi o nei supermercati.”. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, ‘manipolati’ e trasformati in prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia. Per questo in soli 10 anni hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese.
“La definizione di un parametro condiviso – ha incalzato il Presidente Cantele - per l’indicizzazione del prezzo del latte è un passo avanti importante per ‘costruire’ un prezzo che sia sostenibile per gli allevatori e tenga conto di costi di produzione e prezzo al consumo. Non intendiamo aspettare inermi la scomparsa dei nostri allevamenti, dei nostri lavoratori e del vero ‘made in Italy’, e il conseguente abbandono dei nostri territori. Non possiamo aspettare nuove pandemie come la Bse e l’aviaria per ottenere maggiore trasparenza e garanzia sui prodotti acquistati dai consumatori. Sono necessarie regole di mercato trasparenti sulle produzioni lattiero-casearie, al fine di consentire agli anelli finora più penalizzati – gli allevatori e i consumatori, di avere un’equa remunerazione, un giusto prezzo e la garanzia di quello che mangiano”.
Il consiglio per i consumatori – continua Coldiretti Puglia - è di stare attenti ai prezzi di vendita dei prodotti. Per produrre un chilogrammo di mozzarella, per esempio, si sostengono costi per il latte di almeno 3,5 euro/kg, per cui il prezzo al pubblico di un chilo di mozzarella vaccina di qualità non dovrebbe essere inferiore ai 7,5/8 euro/kg. L’impennata di frodi e sofisticazioni è determinata dal fatto che i consumi di mozzarelle e formaggi sono comunque buoni e la domanda del nostro mercato interno risponde ancora positivamente e gli agropirati non si lasciano sfuggire l’occasione di business milionari.
Bari, 1 febbraio 2016
