Messo a punto il sistema di analisi attraverso il marcatore molecolare
“Devono venire fuori i nomi dei trasformatori che creano un vero e proprio mercato parallelo delle paste filate che ‘inquina’ quello del latte pugliese, inganna il consumatore, e toglie all’economia zootecnica regionale oltre 90 milioni di euro. Nel pieno rispetto delle norme vigenti, i NAS e tutti gli organismi preposti al controllo devono comunicare i nomi di quei caseifici che immettono sul mercato prodotti contraffatti e nocivi per la salute umana”. E’ quanto chiede il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, rispetto all’ennesimo sequestro da parte dei NAS di Bari di cinque tonnellate di prodotti caseari (panna, cagliata, formaggi) in cattivo stato di conservazione ed in parte scaduti, presso un caseificio di Putignano, a pochi giorni dal sequestro di prodotti lattiero caseari avvenuto a Mottola.
In Puglia la produzione di latte è pari a circa 3,2 milioni di quintali, rinveniente da 2.700 allevamenti con 82.000 capi bovini allevati per la produzione di latte vaccino e la conseguente produzione di prodotti caseari di tutto prestigio come ‘il Fior di Latte’, la burrata, il cacioricotta, il caciocavallo ecc. Sempre più spesso, però, la famosa mozzarella pugliese è ‘costruita in laboratorio’ con materia prima proveniente da Paesi europei e non, con latte più volte pastorizzato o con semilavorati, in genere cagliata, da parte di alcune imprese casearie che, irrispettose del territorio e dei consumatori, preferiscono, al latte pugliese, semilavorati importati da Paesi UE ed extra UE
“La Coldiretti Puglia è riuscita a far finanziare – rivela il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - la ricerca sul marcatore molecolare, messa a punto dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, contro le ‘scorciatoie tecnologiche’ che inquinano il mercato della mozzarella pugliese, troppo spesso ‘costruita in laboratorio’ utilizzando latte in polvere, preparati alimentari (i fusi) o semilavorati (cagliate) importati dall’estero. E’ stato individuato un marcatore molecolare per il rilevamento della cagliata refrigerata o congelata nei formaggi a pasta filata. Pertanto, d’ora in avanti si potrà rintracciare la materia prima con cui è stata prodotta la mozzarella. Se viene utilizzato il latte, il marcatore nella frazione proteica analizzato è quasi impercettibile, nel caso di cagliata congelata è decisamente evidente. Renderemo noti regione, fra pochi giorni a Bari, i risultati delle prime analisi condotte su campioni di mozzarelle pugliesi e non pugliesi ma commercializzate sul territorio regionale”.