Una vertenza dalle mille sfaccettature che si aggrava ogni giorno di più e coinvolge gli imprenditori agricoli su tutti i fronti ed in ogni provincia. “Il Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia ha sospeso tutti i servizi di erogazione di acqua e di manutenzione della rete dell’acquedotto rurale – denuncia il Presidente della Coldiretti di Taranto, Paolo Nigro – determinando il blocco dell’erogazione di acqua in favore degli imprenditori agricoli della Murgia tarantina, fino ad arrivare a Martina Franca. E’ evidente il danno a carico delle aziende agricole e zootecniche e degli investimenti già avviati per la nuova annata agraria, per non parlare della promessa della sospensione delle cartelle che non è ancora stata mantenuta. Per questo è stato dichiarato lo stato di mobilitazione del mondo agricolo, aspettando, attraverso l’impegno ed il coordinamento della Coldiretti Puglia, di poter incontrare a breve il Presidente della Regione Puglia Vendola”.
Per far fronte immediatamente alla difficile vertenza del costo dell’acqua in provincia di Taranto la Coldiretti ha chiesto, infatti, la sospensione delle cartelle emesse dal Consorzio di Bonifica Stornara e Tara o almeno il rinvio dei pagamenti delle prime rate, in modo da evitare contenziosi con le imprese agricole.
Aspettando, dunque, che la Legge di Riforma dei Consorzi di Bonifica approdi immediatamente in Consiglio, vanno indicati strumenti che restituiscano ruolo, competenze e dignità alle strutture consortili, addebitando gli oneri pregressi a tutti coloro i quali beneficiano dei servigi dei consorzi - non sono solo agricoltori - e a chi ha contribuito a determinare tale pesante situazione.
“Improcrastinabile – continua il Direttore della Coldiretti di Taranto, Francesco Carbone - la riapertura del negoziato con la Basilicata. Oggi solo il mondo agricolo paga il prezzo di un accordo evidentemente iniquo. Basti pensare che un imprenditore agricolo dell’arco jonico deve pagare 1.237 euro per ogni ettaro coltivato, ogni 10 giorni, da maggio ad ottobre, a prescindere dall’effettivo consumo di acqua, con un costo 4 volte superiore ad un suo collega della Basilicata. A fronte dei quantitativi irrisori di acqua a disposizione dell’agricoltura, con un evidente rischio per gli investimenti avviati per la nuova annata agraria, non si può non denunciare il costo che gli imprenditori agricoli devono pagare per poter irrigare – e soltanto parzialmente – i propri terreni”.
Le imprese agricole hanno pagato a caro prezzo, in termini di investimento e produttività ritardi e inadempienze, nella gestione del ‘bene acqua’.
4 Maggio 2011
IRRIGAZIONE