11 Luglio 2022
IL PIANO INVASI DI COLDIRETTI E ANBI “CONQUISTA” IL GOVERNO

Una visione lungimirante. E’ il tratto della Coldiretti confermato ancora una volta dal progetto per la realizzazione di bacini di accumulo realizzato con l’Anbi nel “lontano” 2017. Ora con una siccità che sta devastando il nostro Paese ( e non solo)l’iniziativa sembra essere finalmente arrivata in porto. Il “piano laghetti” che prevede 10mila strutture per conservare l’acqua piovana è stato al centro dell’assemblea nazionale dell’Anbi. “Tutti parlano oggi di accumulo – ha spiegato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, che con il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi, ha illustrato il piano al ministro delle Politiche agricole , Stefano Patuanelli e alla vice ministra delle Infrastrutture, Teresa Bellanova – ma quando abbiamo lanciato questo progetto di largo respiro che avrebbe aiutato oggi a superare la situazione di criticità legata ai cambiamenti climatici , pochi ci credevano”. E’ arrivato il momento, ha sottolineato Prandini, di superare la logica delle emergenze e di avviare una seria programmazione. Bisogna investire nelle infrastrutture idriche non le grandi dighe perché i tempi si allungherebbero troppo. La soluzione sono i laghetti, l’abbiamo proposta in tempi non sospetti e allora “oggi non resta che attuarla”. Il Paese non si può permettere ulteriori ritardi. La competitività alimentare è una priorità, ma senza disponibilità di acqua si riduce la capacità produttiva e si mette a rischio l’autosufficienza con un impatto sui consumatori e i cittadini. Usi civili e agricoltura devono essere in primo piano. Prandini ha fatto particolare riferimento alla zootecnia: senza irrigazioni in campo non c’è disponibilità di fieno e insilato e dunque gli allevatori sono costretti ad abbattere i capi. Con il risultato di ulteriori aumenti dei costi.

Il presidente ha anche ricordato che la Coldiretti ha chiesto direttamente al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, l’istituzione di una cabina di regia e la nomina di commissarie sub commissari per le tematiche agricole con il coinvolgimento di tecnici. Non bisogna consentire – ha sottolineato – che prevalgano gli egoismi degli amministratori locali e la priorità va data all’uso dei cittadini e dell’agricoltura. Prandini ha anche spiegato la funzione multifunzionale dei laghetti realizzati senza uso di cemento, non solo vasche di stoccaggio per l’acqua ma anche sedi per pannelli fotovoltaici galleggianti per produrre agro energie senza consumo di suolo. Inoltre dai laghetti può arrivare anche energia idroelettrica. Bisogna dunque investire nelle strutture idriche per le quali l’Italia sconta una arretratezza storica, oggi infatti si colloca al terzultimo posto nell’Unione europea.

Il presidente della Coldiretti ci ha tenuto a sfatare un altro luogo comune e cioè che l’agricoltura è una forte consumatrice d’acqua: è vero – ha detto – ma la stessa acqua viene restituita e va a rimpinguare le falde. L’ampliamento delle zone irrigue rappresenta un argine all’abbandono delle zone interne. “abbiamo perso 800mila ettari anche per la carenza di risorse idriche e per la presenza della fauna selvatica che ha provocato ingenti danni ai canali”. Prandini ha affermato che con i fondi del Pnrr si può procedere subito con le nuove opere ma poi servono altri stanziamenti per le iniziative di più lungo termine. Intanto ha chiesto al ministro Patuanelli di destinare una quota dei 500 milioni per la meccanizzazione a interventi di miglioramento del sistema irriguo. Ma è anche indispensabile che si proceda a una sburocratizzazione per rendere subito disponibili gli stanziamenti perché oggi sono coinvolti troppi enti per rilasciare le autorizzazioni. E così“ si rischia di avere i soldi, ma di non spenderli”. Intanto la Coldiretti da parte sua sta mettendo in campo tutte le azioni per razionalizzare l’uso dell’acqua. Con le innovazioni e i contratti di filiera si riesce a recuperare il 40% dell’acqua.

Il ministro Patuanelli ha definito “meraviglioso” il progetto laghetti e ha precisato che questa valutazione “ è da ingegnere”. Ha detto poi che bisogna mettere a sistema risorse e progetti e che comunque non tutto può essere finanziato dal Pnrr perché per alcune opere che ancora non partono non è possibile rispettare i tempi della rendicontazione fissati al 2026.

Per la viceministra Bellanova, infine, i tempi sono maturi per un grande piano acqua che manca in Italia dagli anni Sessanta.

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