7 Novembre 2015
GUERRA DEL LATTE

GUERRA DEL LATTE: ASSEDIATA LA LACTALIS IN PUGLIA IN 10 ANNI CHIUSE 3.800 STALLE Inaccettabili i prezzi del latte: gli allevatori devono venderne 3 litri per bersi un caffè al bar In soli 10 anni in Puglia hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia con lo scoppio della “guerra del latte”, iniziata con l’assedio non stop di migliaia di allevatori con trattori e mucche dinanzi al centro di distribuzione dei prodotti Ospedaletto Lodigiano (Lodi) della multinazionale francese Lactalis che detiene i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli. La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia dipende da almeno 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi riconosciuti scesi a 34 centesimi al litro. E’ quanto emerso dal dossier Coldiretti “L’attacco al latte italiano, fatti e misfatti”, presentato in occasione dell’assedio non stop. “Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà – ha dichiarato il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, a capo degli allevatori pugliesi – appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, oggi ben al di sotto dei costi di produzione del latte stesso. In particolare i mangimi (+9,1%) ed il costo energetico (+8%) hanno notevolmente appesantito il bilancio delle aziende zootecniche regionali e, ad oggi, si può calcolare un costo medio di produzione del latte nell’intervallo tra i 41 e 43 €uro/quintale alla stalla. I nostri allevamenti versano in una grave situazione, dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato”. L’industria - sottolinea la Coldiretti - ha deciso unilateralmente di tagliare i compensi per il latte alla stalla di oltre il 20 per cento in meno rispetto allo scorso anno, a partire proprio dagli allevamenti della Lombardia dove si produce quasi la metà del latte italiano ed è, quindi, un punto di riferimento nazionale per la fissazione del prezzo del latte che oggi risulta inferiore a quello di venti anni fa e vengono proposti accordi capestro che fanno riferimento all'indice medio nazionale della Germania, con una manovra speculativa del tutto ingiustificata. D’altra parte – denuncia la Coldiretti – la stessa multinazionale si guarda bene dal praticare sul mercato italiano gli stessi prezzi di vendita al consumo per latte e formaggi della Germania. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali, e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, ‘manipolati’ e trasformati in prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”. “Oltre all’inganno a danno dei consumatori – continua Corsetti - si tratta di concorrenza sleale nei confronti dei trasformatori che utilizzano esclusivamente latte fresco. Infatti, per produrre un chilogrammo di mozzarella si sostengono costi per il latte di almeno 3,5 euro/kg, per cui il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non dovrebbe essere inferiore ai 7,5/8 euro/kg. I consumi, pur in calo congiunturale, sono comunque buoni e la domanda del nostro mercato interno risponde ancora positivamente”. Solo una busta di latte UHT su 4 venduta in Italia è prodotta con latte italiano. Gli allevatori chiedono un adeguamento dei compensi in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 che - sottolinea la Coldiretti - impone che il prezzo del latte alla stalla riconosciuto agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione che variano da 38 a 41 centesimi al litro. In altre parole - spiega la Coldiretti - gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Lo studio sui costi di produzione del latte bovino elaborato ufficialmente dal Ministero delle Politiche Agricole in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 - continua la Coldiretti - evidenzia che nel giugno 2015 in Lombardia i costi medi di produzione del latte oscillano da un minimo di 38 centesimi al litro per aziende grandissime di oltre 200 capi di pianura, a prevalente manodopera salariata, con destinazione a formaggi DOP, fino ad un massimo di 60 centesimi al litro per aziende piccole di 20-50 capi di montagna/collina, a prevalente manodopera familiare, con destinazione del latte a formaggi DOP.

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