Carciofi dall’Egitto e olive dalla Tunisia, passata di pomodoro dalla Cina e grano da Russia, Bangladesh, Canada e Messico. Parliamo di un business che agli ‘agropirati’ frutta circa 18 miliardi di euro l’anno e che trova negli 800 chilometri di costa della Puglia e nei numerosi porti una base logistica ideale. Massicci sono i quantitativi di prodotti importati dall’estero, dove la normativa in tema di qualità, lavoro e utilizzo di sostanze nocive alla salute è decisamente meno rigida, in alcuni casi inesistente. Questo l’argomento, ormai quotidianamente al centro di notizie di cronaca, di cui i vertici della Coldiretti Puglia hanno discusso nel corso di un incontro con Umberto Di Martino, Direttore dell’Ispettorato Controllo Qualità del Ministero delle Politiche Agricole - sede di Bari e con il Tenente Antonio Citarella, Comandante dei Nas di Bari, per avviare una concreta operatività sul territorio, alla luce dell’accordo siglato martedì scorso a livello nazionale tra la Coldiretti ed il Comando Carabinieri per la tutela della salute (NAS).
“Abbiamo l’esigenza, in questo particolare momento – ha spiegato il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni - di una attenta vigilanza sui settori vitivinicolo, cerealicolo ed oleicolo, che riteniamo possano essere soggetti, in questo scorcio di annata, a fenomeni speculativi o peggio, a tentativi di introduzione fraudolenta di prodotto non conforme alle norme, con grave danno per i cittadini e per le imprese che competono correttamente sul mercato. Sul fronte sofisticazioni, non possiamo continuare ad assistere – ha continuato Salcuni - al blocco di impianti di trasformazione che, dopo poco tempo, riprendono la propria attività criminosa. Stiamo lavorando sulla ipotesi di uno strumento legislativo che renda possibile il sequestro di quegli opifici e l’affidamento al mondo della produzione organizzata”.
La Coldiretti Puglia ha chiesto in particolare un monitoraggio di tutti gli aspetti correlati alla qualità intrinseche delle produzioni agricole ed agroalimentari pugliesi e quelle relative alle importazioni di prodotti nella nostra Regione. Da non sottovalutare, anche il controllo del pieno rispetto delle norme vigenti sulla etichettatura delle produzioni agroalimentari, che spesso sono aggirate con criminosi inganni per il consumatore.
“La Coldiretti ha chiesto – ha incalzato il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - che i controlli non avvengano a campione a causa di risicate risorse umane e finanziarie, perché si sono rivelati insufficienti, e siano costanti, soprattutto in corrispondenza dei periodi di raccolta, allo scopo di evitare confusione e, quindi, il deprezzamento delle nostre produzioni territoriali. Così come serve un coordinamento immediato tra tutti gli enti e organismi preposti ai controlli in modo da programmare meglio l’attività e allargare il numero dei controllati. La miriade di aziende agricole sparse sul territorio pugliese che ha compiuto grandi sforzi sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare pretende giustamente la trasparenza commerciale e, quindi, l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del prodotto agricolo”.
Per Coldiretti Puglia è determinante impedire lo sfruttamento dell’immagine delle zone tradizionali di coltivazione o allevamento da parte di alimenti a base di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza da quanto indicato sulle confezioni; evitare ogni tipo di sofisticazione, ovvero che prodotti di dubbia provenienza vengano spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, e che si utilizzi il marchio ‘made in Puglia’ per prodotti che non hanno nulla a che fare con il nostro territorio; impedire l’inganno verso i consumatori rendendo obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti; rispettare il diritto all’informazione e garantire l’acquisto consapevole da parte dei cittadini consumatori; difendere gli 8 prodotti DOP, i 25 DOC, 6 IGT e 2 IGP ed i 189 prodotti tradizionali agroalimentari della Puglia contro l’introduzione e la falsificazione di latte, olio, pomodoro, ortofrutta…….spacciati per ‘made in Puglia’.
11 Settembre 2008
ETICHETTATURA