20 Gennaio 2009
ECOLOGIA

“Ci auguriamo che nelle prossime ore vengano superati tutti i nodi e si giunga entro la prossima settimana alla definitiva risoluzione di un problema che si trascina da ormai 19 mesi. Bisogna scongiurare indugi e ulteriori perdite di tempo, in considerazione del pesante danno subito dagli imprenditori agricoli della zona, impossibilitati a svolgere la propria attività, con evidenti ripercussioni negative sulle circa 1.000 unità lavorative impegnate”. E’ il commento scandito dal Presidente della Coldiretti di Puglia, Pietro Salcuni, preoccupato per gli esiti della riunione del Comitato tecnico - scientifico, nel corso della quale l’Università del Salento ha chiesto altro tempo per il completamento dell’analisi di rischio. Si tratta proprio del documento sulla base del quale il Ministero dell’Ambiente deve autorizzare il Sindaco di Brindisi a revocare l’ordinanza n. 18 del 28 giugno 2007 che ha imposto il divieto di coltivazione e l’obbligo di distruzione delle colture erbacee in atto e dei frutti pendenti delle colture arboree, ricadenti in un area agricola del Comune stesso su un’estensione di oltre 400 ettari, in località S. Lucia – Cerano, motivando il provvedimento con la presenza di contaminazioni lungo il percorso dei nastri trasportatori che collegano la centrale ENEL di Cerano al porto di Brindisi.
“Opportuno l’intervento odierno dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari, Enzo Russo, che ha chiesto di accelerare l’iter – riferisce il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - e sbloccare in tempi brevi l’intera vicenda, così come già programmato nell’incontro con il Presidente della Regione Vendola, l’Assessore all’Ecologia Losappio e i rappresentanti dell’ARPA e dell’Università del Salento. Si tratta di un passaggio propedeutico alla sigla definitiva del protocollo d’intesa con l’ENEL che si accollerà l’onere di pagare 8 milioni di euro per la messa a dimora di coltivazioni no food su un estensione addirittura superiore ai 400 ettari, inizialmente individuati lungo il nastro trasportatore e la cintura della centrale. Il programma di riqualificazione ambientale – conclude De Concilio - costituisce il punto di partenza per tutti i soggetti coinvolti al fine di avviare un progetto di rigenerazione su un’area estesa che, a causa degli insediamenti industriali e delle ripercussioni dell’ordinanza del Sindaco, non potrà più offrire produzioni agroalimentari. Dobbiamo patrimonializzare questa esperienza, in modo da essere più veloci ed incisivi nel caso in cui dovessero verificarsi altri casi del genere e soprattutto per evitare che la Puglia viva altre vertenze ambientali di tale portata”.

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