13 Giugno 2012
CONSUMI

Meno male che l’agroalimentare c’è. E’ il segmento del food a guidare una sorta di mini risalita dell’economia pugliese, dove tra i consumi (+3,1% nel primo trimestre 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e le esportazioni (+10,1% del primo trimestre 2012) l’agroalimentare di qualità pugliese tiene e trascina gli altri settori decisamente in affanno.
La famiglia pugliese (2/3 componenti) spende in media ogni mese 419 euro per i consumi alimentari. Il capitolo di spesa più consistente riguarda carne (96 euro), ortaggi e frutta (74 euro), pane e farinacei (66 euro), latte, formaggi e uova (63 euro), oli e grassi (13,7 euro).
Vanno letteralmente a ruba melanzane, zucchine, pomodori, insalate croccante e lattuga, aglio a trecce e cipolla rossa, arance e mele tutto l’anno, albicocche, pesche e nettarine, i pomodorini da utilizzare in casa o fuori, poco amata la verza. Grande diffusione delle vaschette di frutta già tagliata e sbucciata, pronta all’uso senza doversi “sporcare le mani” e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo. L'aumento del consumo di piatti pronti riflette i cambiamenti in atto nella struttura stessa delle famiglie e nelle abitudini, dovute al maggior numero di donne lavoratrici e alla crescita del numero dei single.
Non ha subito flessione alcuna la spesa nei Mercati di Campagna Amica della Puglia. ”I risultati sono assolutamente confortanti – rivela il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni -  dato che i nostri 76 Mercati regionali contano 3.560 giornate di apertura, 760 produttori coinvolti, 2.000.000 scontrini battuti, 14 milioni di euro di fatturato, 20mila giornate lavorative (tra lavoro autonomo e dipendente), 1.500 tonnellate di prodotto commercializzato e un valore garantito alle imprese agricole del +30%. Risultati che confermano la grande opportunità offerta ai consumatori pugliesi di acquistare frutta, verdura e altri prodotti della dieta mediterranea, considerati indiscutibilmente essenziali per garantire una buona salute e un importante elemento di crescita delle giovani generazioni”. Ulteriore scacco alla crisi con la ‘Braceria di Campagna Amica’, a Bari in Via Papalia 2/a, la prima in Italia, dove i cittadini-consumatori possono degustare carne e pesce dei produttori pugliesi a prezzi ‘salva tasca’.
“Il 52 per cento delle famiglie pugliesi ha ridotto gli sprechi – spiega il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - facendo la spesa in modo più oculato magari direttamente dal produttore con l’acquisto di cibi più freschi che durano di più, il 34 per cento riducendo le dosi acquistate, il 27 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 per cento guardando con più attenzione alla data di scadenza. Le esperienze del passato portano gli anziani a sprecare meno dei giovani e le famiglie meno dei single, spesso costretti ad acquistare maggiori quantità di cibo in mancanza di formati adeguati”.
Per effetto della crisi si registra un aumento record del 6 per cento degli acquisti low cost nei discount alimentari dove una famiglia su sei ha fatto la spesa. Un nucleo familiare su cinque (20 per cento) tra quelli con i livelli più bassi di spesa si rivolge agli acquisti low cost, contro il 10 per cento di sei anni fa, sulla base del rapporto Istat 2012.
Il 58 per cento del cibo viene perso nella produzione e distribuzione come gli alimenti che restano sugli scaffali dei supermercati e superano la data di scadenza, ma per il resto si tratta di cibo andato a male nelle case (3,4 per cento) o di avanzi non utilizzati (5 per cento) tanto che ogni anno nelle famiglie finiscono nel bidone 42 chili di alimenti a testa pari a 117 euro a persona. Lo spreco riguarda per il 40 per cento le bevande, per il 25 per cento il prodotto fresco, per il 17 per cento generi a lungo conservazione, per il 14 per cento frutta e verdura, per il 6 per cento carne e pesce, per il 4 per cento il pane e per il 2 per cento i surgelati.
In controtendenza crescono gli acquisti di prodotti alimentari biologici confezionati. Secondo lo studio ‘VediBio,’ oltre la metà del campione intervistato ha dichiarato di farne uso frequente o saltuario, a questi si aggiungono coloro che sono soliti acquistare prodotti di stagione, dove i ‘professionisti della spesa” sono il gruppo prevalente tra coloro che si rivolgono frequentemente (25,3% contro 11,6%) e saltuariamente (40,5% contro 36%) al biologico.

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