1 Dicembre 2010
COMPARTO OLEARIO

Olio torbido e rossastro, elevato grado di acidità, resa bassa, intera produzione olivicola-olearia annientata. E’ il bollettino di guerra a carico degli olivicoltori della provincia di Brindisi, inermi di fronte alla malattia che sta colpendo i loro olivi, fitopatologia conosciuta - a giusta ragione – come la ‘lebbra dell’olivo’. Le olive, infatti, a causa del fungo patogeno, si presentano macchiate da piccole pustole tondeggianti, dalla superficie raggrinzita e dal colore bruno nerastro chiaramente percettibile.
Non tocca certamente miglior sorte ai rametti giovani e alle foglie che cadono a seguito dell’infezione.
Di questo si è discusso nel corso dell'Assemblea sulla 'Lebbra dell'olivo', organizzata dalla Coldiretti di Brindisi a Francavilla Fontana, che ha registrato una grande partecipazione di imprenditori olivicoli. 
«Drammatico il bilancio della campagna olearia nella nostra provincia – denuncia il Presidente della Coldiretti di Brindisi, Salvatore Ripa – una annata, quella 2010, da dimenticare. Alle crisi di mercato di natura strutturale e non più congiunturale, la lebbra delle olive ha sferrato un duro attacco ad un comparto già provato.  Per questo chiediamo alla Regione Puglia di farsi portavoce presso il Ministero affinché agli olivicoltori vengano riconosciuti specifici aiuti, in base ai parametri del ‘de minimis’, rifacendosi, dunque, al Regolamento CE 15352007 che non prevede alcuna autorizzazione da parte della Comunità Europea».
L’Assemblea è stata anche l’occasione per tenere alta l’attenzione sull’annoso problema delle sofisticazioni dell’olio, anche e soprattutto in un momento di grande difficoltà quale quello attuale.
«Il valore inestimabile della produzione olivicolo-olearia – ha detto il Direttore della Coldiretti di Brindisi, Francesco Carbone  - va tutelato da frodi, sofisticazioni ed etichette volutamente poco trasparenti.  Si tratta di un vero e proprio patrimonio che va salvaguardato anche attraverso precisi e mirati programmi e progetti di investimento».
Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono 160 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale.

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