30 Settembre 2008
CENTRALE ENEL DI BRINDISI

Probabile svolta positiva nella difficile vertenza ambientale che si è consumata a Brindisi, nell’area dell’ENEL di Cerano. Totale convergenza del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, con la proposta avanzata dalla Coldiretti Puglia. L’ENEL si accollerà l’onere di pagare 8 milioni di euro per la messa a dimora di coltivazioni no food su un estensione addirittura superiore ai 400 ettari inizialmente individuati lungo il nastro trasportatore e la cintura della centrale. L’inizio delle attività di riqualificazione ambientale resta, comunque, subordinato al parere della Conferenza dei Servizi che si riunirà il 7 ottobre p.v., presso il Ministero dell’Ambiente.
Se ne è discusso nel corso di un incontro che la stessa Organizzazione professionale agricola aveva richiesto al Presidente Vendola, e che si è tenuto alla presenza dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari Russo, di una folta delegazione di dirigenti e imprenditori agricoli di Brindisi, accompagnati da Presidente e Direttore Provinciali, Ripa e Carbone, e dei dirigenti degli Assessorati all’Ecologia e all’Agricoltura.
“Abbiamo chiesto l’intervento urgente del Presidente Vendola – ha spiegato a margine dell’incontro Pietro Salcuni, Presidente della Coldiretti Puglia - al fine di trovare una risoluzione ad un problema che si trascina dal  28 giugno scorso, quando il Sindaco di Brindisi, con l’ordinanza n. 18, ha ordinato il divieto di coltivazione e l’obbligo di distruzione delle colture erbacee in atto e dei frutti pendenti delle colture arboree, ricadenti in un area agricola del Comune stesso su un’estensione di circa 400 ettari, in località S. Lucia – Cerano, motivando il provvedimento con la presenza di contaminazioni lungo il percorso dei nastri trasportatori che collegano la centrale ENEL di Cerano al porto di Brindisi”.
Purtroppo, ad oggi si registra solo il danno  a carico delle 60 aziende familiari, impossibilitate a svolgere la propria attività imprenditoriale, con evidenti ripercussioni negative sulle circa 1.000 unità lavorative impegnate.
“Il programma di riqualificazione ambientale – aggiunge il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - costituisce il punto di partenza per tutti i soggetti coinvolti al fine di avviare un progetto di rigenerazione su un’area estesa che, a causa degli insediamenti industriali e delle ripercussioni dell’ordinanza del Sindaco, non potrà più offrire produzioni agroalimentari”.

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