21 Luglio 2024
ASSEMBLEA COLDIRETTI: L’UE AUMENTI I FONDI DELLA PAC

Le risorse della Politica agricola comune, la reciprocità nei rapporti con gli altri Paesi, la centralità del settore agricolo, il pragmatismo nel processo di transizione ecologica. Ma soprattutto la difesa del made in Italy dall’attacco delle multinazionali. Sono tanti  e complessi i temi che hanno tenuto banco all’assemblea della Coldiretti che si è svolta il 19 luglio scorso. Con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo  si sono confrontati il giorno successivo alla conferma alla presidenza della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, i ministri per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, oltre a Matteo Zoppas, presidente Ice e a Federico Vecchioni, ad di Bonifiche Ferraresi. Presente anche Il Magnifico Rettore dell’Università Sapienza di Roma, professoressa Antonella Polimeni, entrata nel Consiglio nazionale e nella Giunta della Coldiretti, primo esponente non proveniente dal mondo agricolo nella storia dell’organizzazione.

Gesmundo ha aperto i lavori con una relazione che lui stesso ha definito “amara”. Perché l’agricoltura sta vivendo uno dei momenti più difficili tra i fenomeni meteo avversi con una siccità che sta devastando il Sud e tensioni internazionali. Un disagio confermato dal fattore di soddisfazione delle imprese che ha segnato un pesante calo. E la situazione più difficile – ha spiegato il segretario generale – la vivono i giovani. Gesmundo ha fatto riferimento ai giovani imprenditori siciliani che hanno investito in genetica spinta e sono stati costretti a ad abbattere i vitelli per mancanza di acqua e foraggio. E ha ricordato che da 5 anni Coldiretti ha presentato un progetto per il Paese per la realizzazione di invasi con pompaggio, ma i governi si sono girati dall’altra parte.  Ha poi stigmatizzato la questione ambiente che rischiava di ricadere sulla pelle degli agricoltori, con la zootecnia messa sul banco degli imputati, mentre – ha affermato – le stalle non producono CO2 e la quota di emissione è la più bassa.

Ma in primo piano ha posto il problema di Mediterranea, l’associazione costituita da Unionfood e Confagricoltura nella quale operano alcune multinazionali che puntano alla omologazione del cibo. Si  torna così – ha affermato Gesmundo- al vecchio refrain:  quel che conta nel cibo è la ricetta. E il risultato di questa filosofia è di ricreare una moderna mezzadria. Ha parlato di “golpe bianco” che mette in gioco il modello agricolo italiano e ha messo in evidenza le differenze tra la linea di questi grandi gruppi e la Coldiretti. “Noi abbiamo lottato contro gli Ogm, loro avevano dato l’approvazione, noi ci siano sempre battuti per l’etichettatura d’origine, loro no, noi abbiamo contrastato i cibi artificiali, alcune multinazionali come Unilever stanno investendo per produrre latte di sintesi”. Ecco perché per difendere i diritti dei soci, Coldiretti  promuoverà una grande manifestazione a Parma nella food valley, sede anche dell’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare che secondo il segretario generale “sembra solo preoccupata di non far dispiacere le multinazionali come Bayer per il glifosate o a quelle che presenteranno i cibi processati a base cellulare”.

Prandini ha incalzato su Mediterranea che troppo semplicisticamente è stata interpretata come uno scontro tra organizzazioni.  Ma è invece molto di più. E’ in discussione un modo di vedere  l’identità dell’agricoltura italiana e la  difesa del suo futuro. Ha contestato per esempio  il riferimento  fatto dal presidente di Confagricoltura  Massimiliano Giansanti all’italian style che Mediterranea rappresenta, ma che per  il numero uno di Coldiretti  significa italian sounding. “L’unico elemento per  dare risposte al mondo agricolo è valorizzare le nostre produzioni”. E facendo riferimento al Parmigiano reggiano” l’italian style – ha spiegato –  porta dritto al parmesan.  Il nostro dovere  è difendere quello che abbiamo. Se qualcuno si vuole confrontare – questa la proposta – lo faccia partendo dalla cancellazione del nome di Mediterranea perché è un furto fatto alle nuove generazioni e a una dieta che il mondo ci invidia”.  Prandini ha anche ricordato come la Coldiretti nella tutela dei suoi agricoltori e allevatori non si sia fermata davanti a nulla. Non ha esitato a denunciare Lactalis che aveva unilateralmente modificato  il contratto riducendo il prezzo del latte. “Gli altri dove erano, siamo stati solo noi a farci carico degli allevatori anche non di Coldiretti”.

Ha poi riconosciuto al ministro Fitto di essere riuscito a rimodulare e aumentare le risorse del Pnrr per l’agricoltura ( da 5 a8 miliardi) e al ministro Lollobrigida rigida di aver accolto nel Dl Agricoltura le richieste di Coldiretti. E’ poi tornato sul tema del riconoscimento del giusto reddito agli agricoltori che devono vivere con dignità. Una questione strettamente connessa con le risorse necessarie al settore.

“È essenziale – ha sottolineato – che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi. Servono più risorse per colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi”.

La Politica agricola comune in Europa vale 386 miliardi di euro fino al 2027 –  ha ricordato – di cui 35 in Italia, un ammontare che mette le aziende agricole Ue in una situazione di svantaggio rispetto al resto del mondo. “A chi dice che la Politica agricola comune pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il Farm bill vale 1400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione Europea”. Per stare al passo servono più risorse, ma è necessario anche  rimodulare i finanziamenti destinandoli solo a chi svolge l’attività agricole e non come  accade oggi che a beneficiare dei fondi Pac sono anche gli aeroporti con terreni.

Nel pacchetto di richieste per Bruxelles anche la revisione del codice doganale, l’etichetta con l’indicazione di origine per tutti i prodotti nella Ue, lo stop al Nutriscore, il rafforzamento del contrasto alle le pratiche sleali commerciali e la correzione del regolamento sul packaging che tra l’altro favorisce lo spreco di prodotti alimentari.

 

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