“Oltre al danno la beffa. Dopo gli eventi calamitosi di inusitata gravità registrati nei giorni scorsi, il comparto cerasicolo in provincia di Bari sta subendo un ulteriore danno causato da massicce importazioni di ciliegie dai Paesi del bacino del Mediterraneo, che stanno di fatto determinando il crollo dei prezzi del prodotto locale fino al minimo storico di 1 euro al chilogrammo. Ovviamente, nei pubblici esercizi i consumatori continuano ad acquistare ciliegie di dubbia origine e qualità, spacciate per ‘made in Bari’, e vendute dai 3 fino ai 7 euro al chilogrammo. Tutto ciò mentre è caduta miseramente nel dimenticatoio la legge che obbliga gli esercenti ad indicare chiaramente in etichetta l’origine dei prodotti ortofrutticoli”. E’ il Direttore della Coldiretti provinciale di Bari, Francesco Cosentini, a denunciare quanto sta accadendo in questi giorni a danno del comparto cerasicolo barese. Con il decreto legislativo 306/2002, entrato in vigore il 15 febbraio 2002, sono state definite le sanzioni per coloro che violano i regolamenti comunitari che disciplinano la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli stabilendo fra l’altro i requisiti che debbono essere posseduti dai prodotti. Quanto alla etichettatura di tali prodotti il riferimento è all'articolo 6 del regolamento 2200/1996/CEE, secondo il quale nella fase di vendita devono essere presentate in modo chiaro e leggibile per l’acquirente le seguenti indicazioni: identificazione del prodotto, natura e origine, varietà e caratteristiche commerciali.
“Le importazioni di ciliegie dall’estero – continua il produttore di Conversano Donato Fanelli - inquinano il mercato immettendo prodotto di scarsa qualità a prezzi stracciati. E’ urgente mettere in campo controlli serrati per assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, garantisce freschezza e genuinità uniche, soprattutto alla luce degli sforzi che gli imprenditori locali hanno compiuto per garantire un prodotto di alta qualità. questa produzione tipica della provincia di Bari non ha subito gli attacchi della tecnologia dato che è destinata esclusivamente al consumo fresco e per questa ragione devono essere mantenute integre la pezzatura (particolarmente consistente per la Ferrovia), la compattezza ed il sapore. Tutto ciò richiede un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabile, che non può permettersi di sostituire la mano dell’uomo con le macchine”.
La graduatoria dei prodotti agricoli pugliesi nel contesto nazionale vede al primo posto proprio le ciliegie con una media di 467 quintali per una superficie di quasi 17.000 ettari, di cui 16.350 della sola provincia di Bari, la quale copre il 97,7% della superficie investita ed il 96,6 dei quantitativi prodotti rispetto al totale regionale.
Anche in termini percentuali i dati pugliesi raggiungono livelli di tutto rispetto: la produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8% sul totale nazionale.
Particolarmente importante l’aspetto occupazionale: sono migliaia i nuclei familiari della provincia di Bari, cui la produzione delle ciliegie offre una consistente fonte di reddito. Il fabbisogno di lavoro per ettaro di ciliegieto specializzato è pari a circa 600 ore, l’85 percento delle quali assorbite nelle operazioni di raccolta. Considerando la produzione provinciale media di ciliegie e la produttività media del lavoro di raccolta, pari a 10 - 15 Kg/h/operaio, si deduce che il fabbisogno annuo di manodopera raggiunge 2,1 milioni di ore lavorative, tutte raccolte nell’arco temporale di due mesi circa.
3 Giugno 2010
AGROPIRATERIA