16 Maggio 2023
ACQUA: SIT-IN AGRICOLTORI CONTRO COSTI E CARTELLE PAZZE

Da Bari al Salento si mobilita la gente dei campi prima che prenda avvio la stagione irrigua

Sit-in degli agricoltori contro le ‘cartelle pazze’ e i costi dell’acqua che schizzano fino a 1,45€ al metro cubo con gravi disparità sul territorio, dopo il ventennale commissariamento che impone una stretta per la gestione dell’acqua e della bonifica in Puglia, con uno sforzo straordinario in termini di progettualità e investimenti per modernizzazione il settore, nonché per la maggior sicurezza dei territori rispetto ai sempre più frequenti fenomeni climatici calamitosi. Al presidio organizzato da Coldiretti Puglia dinanzi all’Assessorato all’Agricoltura su cartelli e  striscioni si leggono gli slogan ‘No acqua no agricoltura’, ‘Puglia assetata’, ‘Senza acqua l’agricoltura muore’, ‘SOS siccità’, ‘No acqua no rigenerazione salento’, ‘Stop commissariamento infinito’, ‘Ripartire da incompiute’, ‘Con campi a secco agricoltura ko’, ‘Stop cartelle pazze’, per chiedere di definire costi irrigui equi e lo stop alle cartelle pazze recapitate agli agricoltori per il pagamento degli oneri di contribuenza, senza che ci sia un effettivo servizio reso alle campagne.

“Emblematico il caso di costi applicati dal consorzio di bonifica Terre d’Apulia – ha dichiarato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - che applica la tariffa  0,33 €/mc per il solo sub-comprensorio Destra Ofanto “al fine di rendere competitive le produzioni agricole”, mentre lo stesso consorzio impone 1,45 Euro/mc per il sub-comprensorio Litorale Barese. Bene per le imprese del sub-comprensorio Destra Ofanto, per la maggior parte  dedite prevalentemente alla frutticoltura e pertanto con prelievi irrigui di grande volume, ma non si comprende la ratio per cui da un lato si salvaguarda la competitività e dunque il reddito  di queste aziende agricole, mentre dall’altra si decide di determinare la crisi delle imprese del secondo comprensorio, in quanto il costo di € 1,45 al metrocubo è insostenibile, specialmente in considerazione di un molto più che probabile decorso caldo e siccitoso della prossima estate”, ha insistito Muraglia.

“Va risolto definitivamente il ‘caso Puglia’, uniformando la gestione della bonifica al modello adottato nel resto d’Italia, riconsegnando le attività dei Consorzi all’autogoverno del mondo agricolo, stanziando risorse per fronteggiare la debitoria pregressa, coprendo le spese di personale che andrà riorganizzato e meglio qualificato e portando a regime le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Necessario rifare i Piani di classifica, riperimetrando le quote consortili, per fare in modo che tutti gli utenti paghino, ma paghino il giusto”, ha affermato il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.

La mancanza di una organica politica di bonifica comporta, tra l’altro, che lo stesso costo dell’acqua in Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie e abbia raggiunto livelli stellari. Per esempio irrigare un ettaro di uva da tavola a Palagianello, Ginosa o Castellaneta – di competenza del consorzio di Bonifica Stornara e Tara – costa da 650 euro fino agli 800 euro con l’erogazione di acqua ogni 10 giorni per 5 ore per 4 mesi da giugno a settembre, mentre rispetto ai pozzi gestiti da Arif per esempio a Conversano il costo è pari ad oltre 2.500 euro per irrigare 1 volta alla settimana per 8 ore per circa 14 settimane da giugno a metà settembre. Una enormità che incide direttamente sulle voci di spesa delle imprese agricole pugliesi e, quindi, ne influenza pesantemente – denuncia Coldiretti Puglia - il grado di competitività rispetto a quelle europee, competitività che l’agricoltura pugliese riesce molto spesso a sostenere, grazie all’elevata professionalità e qualità raggiunte. Inoltre, non è mai stato rinegoziato il costo dell’acqua con la Regione Basilicata.

Il Salento colpito dalla Xylella si trova in una condizione di stato di calamità permanente a partire dal 2014 e gli areali olivetati – denuncia Coldiretti Puglia - risultano progressivamente distrutti dalla fitopatia, causando l’assoluta perdita di prodotto e di reddito per la stragrande maggioranza dei produttori, con la inapplicabilità del vigente piano di classifica, strumento per la determinazione dell’onere consortile, che “allo stato non può, in tali condizioni oggettive, costituire il presupposto per l’attribuzione del contributo in capo ai diversi contribuenti.

La Puglia non può più permettersi di perdere risorse vitali e opportunità per innovare le reti, ammodernare e rendere più efficiente l’infrastrutturazione, completare le incompiute, negli anni più siccitosi di sempre, con l’acqua che manca ed oltre il  57% del territorio a rischio desertificazione. Oltre agli sprechi con l’89% dell’acqua piovana che va persa ogni anno, ci sono le incompiute, con la diga del Pappadai, opera idraulica in provincia di Taranto costruita tra il 1994 ed il 1997 in pietrame con manto, con una quota di massimo invaso di 108,5 metri sul livello del mare, mai utilizzata e di fatto abbandonata – ricorda Coldiretti Puglia – che sarebbe utile a convogliare le acque del Sinni per 20 miliardi di litri di acqua da utilizzare per uso potabile e irriguo e una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti. La mancanza di una organica politica di bonifica e irrigazione - aggiunge la Coldiretti Puglia - comporta che lo stesso costo dell'acqua sia stato e continui ad essere caratterizzato da profonde ingiustizie. Per questo vanno rivisti gli accordi fatti con la Regione Basilicata, circa il ristoro del danno ambientale, e con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta – insiste Coldiretti Puglia - di 10 chilometri per drenare acqua dall'invaso del Liscione sul Biferno fino all'invaso di Occhito sul Fortore.

Si sono consolidate nel tempo, come denunciato dalle aziende agricole di Coldiretti Puglia, nuove ed inevitabili esigenze di manutenzioni straordinarie delle opere pubbliche di bonifica che non possono e non debbono essere scaricate sugli utenti, i quali hanno, loro malgrado, subito nell’ultimo decennio innumerevoli danni per mancata manutenzione e oggi non possono soggiacere agli effetti di percorsi legislativi impraticabili e deleteri.

Inoltre, la terra frana a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio, colpita da fenomeni meteorologici sempre più intensi, dove – insiste Coldiretti Puglia - l’andamento climatico impazzito  si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) sono a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica.  Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni (dati ISPRA).

La tropicalizzazione del clima sottopone ormai ciclicamente, incalza Coldiretti Puglia, alla violenza di nubifragi e bombe d’acqua che si abbattono su un territorio fragile, dove l’incuria e la mancanza di opere di manutenzione ordinaria dei canali e delle reti di scolo aggravano la situazione. Serve un piano organico pluriennale per gli interventi di manutenzione straordinaria, al fine di non gravare di oneri impropri i consorziati, già colpiti sia patrimonialmente che nella formazione del reddito, in considerazione dei ripetuti danni subiti, a causa della mancata manutenzione delle strutture di bonifica e che realizzi investimenti in infrastrutture irrigue e, soprattutto, avvii fattivamente interventi di manutenzione straordinaria degli impianti irrigui collettivi, pozzi compresi e delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali.

In Puglia i consorzi di bonifica – conclude Coldiretti Puglia - rappresentano strumenti di utilità pubblica straordinaria, dato che nel settore irriguo gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari, 102 invasi e vasche di compenso, 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo, 560 chilometri di canali irrigui e circa 10.000 chilometri di condotte tubate.

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