Aste a doppio ribasso, mercato del lavoro in campagna falsato dai prezzi troppi bassi e criminalità nelle aree rurali sono i tre mali che Coldiretti Foggia ha denunciato alla Commissione parlamentare Antimafia, da affrontare prioritariamente per supportare l’agricoltura foggiana.
"Contestiamo il meccanismo della vendita sottocosto, in particolare nel settore alimentare, in quanto capace di produrre un vero e proprio illecito concorrenziale. Si realizza, in sostanza, una vendita sottocosto attraverso una procedura condotta on line, nel corso della quale i fornitori sono chiamati a presentare la loro offerta al prezzo più basso e, nel corso di una seconda asta on-line a presentare un ulteriore ribasso sulla base di prezzo risultata inferiore nella fase precedente”, denuncia il presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo.
Considerando i prodotti di prima necessità acquistati quotidianamente o con frequenza plurisettimanale dalla larga maggioranza dei consumatori – dice Coldiretti - una offerta di prezzo al ribasso provoca effetti sensibili e diretti sull’intera filiera e, specialmente, a valle nella fase di produzione. “Già con la legge sulla qualità e trasparenza degli oli vergini si è proceduto ad introdurre alcune condizioni aggiuntive per la vendita sottocosto di tali prodotti – spiega il presidente De Filippo - relativa all’ammissione della pratica solo una volta all’anno e da parte di strutture commerciali che detengono una quota non superiore al 10% della superficie di vendita complessiva. Tuttavia, ci risulta che la norma non abbia avuto una piena applicazione né sembrano disponibili i dati dell’Osservatorio Nazionale sul monitoraggio delle vendite sottocosto istituito dall’apposita disciplina”.
E’ altrettanto insidioso il fenomeno che interessa alcune grandi e medie strutture di vendita che fanno ricorso al sistema delle aste elettroniche per aggiudicarsi dai fornitori ingenti quantitativi di prodotti alimentari al prezzo più basso o, meglio, a prezzi ben inferiori ai costi di produzione e per questo Coldiretti ritiene necessario procedere a un più rigoroso divieto, in quanto l’analisi della prassi commerciale relativa alla grande distribuzione organizzata rivela che la possibilità di effettuare vendite sottocosto sia legata ad una posizione dominante acquisita nella filiera con effetti predatori sulle imprese a valle.
“Si aggravano così i pesanti squilibri di filiera della distribuzione del valore visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi, secondo Ismea, aggiunge il presidente De Filippo. “Se nei passaggi della filiera venissero riconosciuti prezzi adeguati ai prodotti agricoli in campagna – conclude il presidente De Filippo - le imprese agricole sarebbero disposte a pagare gli operai anche oltre quanto definito dal contratto provinciale del lavoro, perché c’è la profonda consapevolezza che vada garantita con ogni mezzo dignità del lavoro sia alle imprese agricole che ai lavoratori”. Per questo Coldiretti ha chiesto, tra l’altro, al Ministro del Lavoro Di Maio la necessaria semplificazione del mercato del lavoro, passando attraverso il pit stop della legge anti caporalato in tempi brevi e certi, uno strumento da non stravolgere, ma certamente da migliorare nelle parti che non hanno funzionato, prevedendo azioni comuni da intraprendere per far incontrare in maniera trasparente domanda e offerta di lavoro in agricoltura.
Per Coldiretti vanno create le condizioni di una tangibile e concreta semplificazione, ad iniziare dalle visite mediche preventive e pulendo le sacche di grigio, a partire dal trasporto dei lavoratori nei campi che rappresenta un aspetto fondamentale del business dei caporali, facendo controlli mirati, in particolare nei confronti delle cooperative senza terra che svolgono solo ed esclusivamente servizi agricoli.
Il fenomeno della criminalità nelle aree rurali è divenuto così pressante e pericoloso per la stessa incolumità, con assalti armati alle aziende e raid diurni diurni e notturni di bande organizzate. Per questo Coldiretti Puglia ha invocato l’intervento diretto del Ministro dell’Interno Salvini, perché le aree rurali sono drammaticamente esposte alla ‘stagionalità’ delle attività criminose in campagna, dove squadre ben organizzate tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo e aprile, rubano l’uva da tavola da agosto ad ottobre, le mandorle a settembre, le ciliegie a maggio, rubano le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l’anno, dimostrando che alla base dei furti ci sono specifiche richieste di prodotti redditizi perché molto apprezzati dai mercati, rubano gli ulivi monumentali perché qualcuno evidentemente li ricerca.
“Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali. Per questo Coldiretti chiede un presidio più capillare delle aree rurali - ha incalzato il direttore di Coldiretti Foggia, Marino Pilati - sensibilizzando al contempo gli agricoltori circa l’importanza di denunciare, per analizzare dove si registrano in più larga misura i fenomeni criminosi, quando avvengono i furti, quali sono mezzi e prodotti maggiormente appetibili e come è strutturata la ‘filiera’ della ricettazione per economizzare le attività di polizia, rassicurando le vittime circa l’anonimato della denuncia non restando isolati”.
