TTIP: COLDIRETTI PUGLIA, BENE OPPORTUNITA’ COMMERCIALI SENZA SACRIFICARE QUALITA’ PRODUZIONI; +5,9% EXPORT VINO PUGLIA
“Dopo 7 anni i consumi alimentari in Puglia tornano a crescere. Oltre alle tendenze positive determinate dalla ripresa economica e dal tasso di cambio favorevole si è aggiunta la spinta propulsiva determinata dalla vetrina mondiale di EXPO2015 che ha fatto volare i prodotti agroalimentari nazionali all’estero. Con un + 8,59% della PLV (Produzione Lorda Vendibile) che torna a superare nuovamente i 3 miliardi di valore l’agroalimentare pugliese si rivela il traino dell’economia regionale nel 2015. Ancora in crescita il dato delle esportazioni del vino che nel periodo gennaio – settembre 2015 conta un +5,9% (dati Istat). Dobbiamo lavorare per cogliere tutte le nuove opportunità commerciali che vengono dal TTIP con la consapevolezza che la reputazione del nostro cibo è indissolubilmente legata agli elevati standard di qualità e sicurezza alimentare presenti sul mercato italiano. Un sistema di garanzia per i consumatori e di distintivita’ del nostro agroalimentare che non possiamo mettere in discussione”. E’ il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, a stigmatizzare opportunità e insidie insite nella trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), a margine del convegno organizzato dalla CGIL Puglia.
E’ proprio grazie agli standard Ue, più elevati rispetto a quelli Usa, che la carne dei bovini americani, allevati con ormoni, non ha potuto, fino a ora, arrivare sulle tavole europee. Tale uso, infatti, è consentito negli Usa e vietato in Europa. Lo stesso vale per i prodotti alimentari trattati con pesticidi banditi nel vecchio continente ma non negli Stati Uniti (se ne contano ben 82).
“Il TTIP è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso in Usa che rappresenta il primo mercato di falsificazione dei formaggi. A questa realtà – conclude Corsetti - se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.
