13 Aprile 2012
COMPARTO OLEARIO

 Gli agropirati continuano a dare scacco al comparto olivicolo-oleario pugliese. L’arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. In Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta)  al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’ e ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni.
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia. Nel 2011 si è verificato un ulteriore aumento del 3 % delle importazioni di olio di oliva dall’estero che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163 per cento), sommergendo di fatto la produzione nazionale, che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. Gli oli di oliva importati  in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove nel 2011 sono state esportate 364mila tonnellate di olio.
“La nostra regione è crocevia di traffici e triangolazioni – ha spiegato il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, nel corso della conferenza stampa sulle misure ’Salva Olio’ - come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato. L’annata 2011/2012 per il vero olio extravergine di oliva in Puglia è stata extra sia sul fronte quantitativo che qualitativo. E’ iniziata sotto i migliori auspici con prezzi di mercato che hanno superato i 50 euro al quintale e in soli 15 giorni artatamente ed ingiustificatamente fatti crollare fino a 30 euro al quintale. Sarà un caso, ma l’andamento drammatico del mercato è coinciso con l’arrivo in Puglia di ingenti quantitativi di olive provenienti proprio da Spagna, Tunisia e Grecia. In Puglia la PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%”.
Importante l’azione di contrasto delle forze dell’ordine che va sostenuta con chiari provvedimenti legislativi, come il disegno di legge recante “NORME SULLA QUALITA' E LA TRASPARENZA DELLA FILIERA DEGLI OLI DI OLIVA VERGINI”. "Il testo che ha trovato immediato riscontro in entrambi i rami del Parlamento - ha spiegato la senatrice Colomba Mongiello, componente della 9^ Commissione agricoltura e produzioni agroalimentari del Senato - accoglie le istanze della filiera di produzione e commercializzazione dell'olio di oliva, proponendo una serie di misure, a partire da un'etichettatura che indichi con maggiore chiarezza la provenienza dell'olio, a tutto vantaggio del Made in Italy e dei consumatori. Lo scopo è quello di proteggere la qualità dei nostri oli nazionali e assicurare la corretta informazione sui mercati. E' necessario predisporre nuove condizioni di leggibilità delle etichette, rivedere la norma sugli alchilesteri per impedire mescolanze con olio di qualità dubbia, contrastare le frodi e le agropiraterie e inasprire le pene. Grazie anche la fatto che il testo è sostenuto da tutte le forze politiche - conclude Colomba Mongiello - auspichiamo nella rapida approvazione di un testo condiviso che introduca norme attese da tempo".
“Lo stesso Regolamento 61 del 24 gennaio 2011 relativo alle caratteristiche degli oli di oliva e degli oli di sansa d'oliva e all’introduzione di metodi di analisi e di nuovi parametri dei metil esteri degli acidi grassi (MEAG) ed etil esteri degli acidi grassi (EEAG) – ha aggiunto il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - poteva essere in armonia con la battaglia portata avanti da Coldiretti per la tutela dell’olio extravergine di oliva ‘Made in Italy’ il che consentiranno di svelare la presenza dei suddetti oli deodorati negli oli extravergine d'oliva. Purtroppo, la Comunità europea e i nostri parlamentari a Bruxelles hanno perso l’ennesima occasione per infliggere un duro colpo ai sofisticatori. Infatti, l’entrata in vigore a partire dal 1° aprile 2011 consente agli industriali di continuare ad imbottigliare, secondo i vecchi parametri, olio che circolerà per 18 mesi. L’impiego del metodo basato sulla ricerca degli alchil esteri e dei metil alchil esteri può essere efficacemente utilizzato per mettere in risalto oli di scarsa qualità, ma non necessariamente oli deodorati; infatti tali composti non si formano come diretta conseguenza del processo di deodorazione degli oli, ma in seguito a fenomeni fermentativi e degradativi delle olive di scarsa qualità, danneggiate o stoccate in condizioni non idonee prima della lavorazione”.

Importante il lavoro svolto negli ultimi anni dal gruppo di ricerca del laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, che si è occupato di caratterizzazione di oli extravergine di oliva (blend e monovarietali), mediante tecniche avanzate di indagine come la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ad alto campo, in combinazione con l’analisi statistica multivariata. 
I consumatori devono diffidare di prezzi eccessivamente bassi che non coprono neanche il costo delle olive, come dimostrano i numerosi e preoccupanti casi di sequestri di olio deodorato a basso prezzo effettuati dalle autorità di controllo. Un litro di un buon olio extra vergine di oliva, prodotto al 100% con olive italiane, non può costare, mediamente al consumo, sullo scaffale di un supermercato, meno di 5/6 euro. Oggi sugli scaffali dei supermercati è straniero l'olio di oliva contenuto in una bottiglia su due, ma i consumatori non hanno la possibilità di verificarlo, perché sulle etichette non è ancora obbligatorio indicare l'origine delle olive. Una situazione che mette a rischio gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono alla tutela del paesaggio e  dell'ambiente. 

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